Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
M. BON'l'EMPELLT, Vita e morte di Adria e dei suoi figli 121 Il romanzo risponde con puntuale esattezza al suo titolo : racconta la vita e la morte di Adria, del marito di lei (non altrimenti nominato) e àei suoi due :figliuoli Remo e Tullia; i quattro racconti delle quattro vite si_alternano più che non si intreccino; ogni figura, ogni vita ha i suoi capitoli e le sue pagine. Cominciamo da Adria. Chi è costei ? Almeno in letteratura, la sua figura ci pare di averla incontrata già. Adria è la donna bella che della sua bellezza si fa un, culto; chiude « la porta all'amore, agli affetti, e a ogni altro interesse di donna ll; e ci si impietra dentro come un idolo. Enuncia Bontempelli: « La bellezza fu la sua cura d'ogni minuto e scopo d'ogni atto, e la sentiva come una co_safuori di lei, che Dio le aveva dato in custodia. Davanti ad essa bruciò così ogni altra cosa: ' sentimento, inquietudini, piacere di vivere, ambizioni. Questa non era ambizione, ma un culto. Infatti nessuno la biasimò, nessuno la giudicò. Il marito dai gradini dell'altare serviva la cerimonia, i figli adoravano da lontano, gli amici non chiedevano confidenza, le donne non la chia– mavano in gara, gli adoratori non se ne innamoravano, tanto quel volere aveva rifoggiato il mondo per un vasto spazio intorno a lei >l. Un adoratore, Guarnerio, si uccide per lei; ma è cosa che non la tocca. Il giorno che temerà il primo crollare della sua perfetta e bilicata bel– lezza, Adria lascerà a Roma il marito e i figli, si salverà a Parigi, si chiuderà in una casa senza speoohi, sepolta viva nella quieta adora– zione di sé, aspetterà lì la sua fine. Quando le ingiungono di uscire, ché la sua casa con altre del quartiere deve essere demolita, la sepolta .viva dell'estetica, pur di non uscire, pur di non mostrarsi, appicca il fuoco ai mobili e a tutto, e :finisce in un falò. « Come niente fu trovato del suo corpo, così temo che nell'ultima notte di settembre sia di lei mo-rta tutta anche l'anima l>. Salvo la :fine incendiaria, viene subito a mente la Contessa di Castiglione. Va da sé che il mito romantico ha perso qui ogni emotività, ogni alone; anzi dagli alambicchi di Bontempelli, ne è uscito duro e arido come un cristallo. Quale altra poesia ha Adria per sé ? A quale metafisica, a quale estetica ella aspira ? Confesso di non saperlo. Mi conforta però il vedere che lo stesso autore, all'ultima pagina del libro, è nelle stesse condizioni anche lui : « Io_ non ho mai saputo capire Adria ..... >l. E se non.ha capito lui .... Il marito di Adria è figura che nel libro non vive di vita propria. Reso inutile, fatto vuoto dalla lontananza di lei, che s'è reclusa a Pa– rigi, sola con la sua bellezza, una triste notte il marito nella sua casa romana muore sul pianoforte, come l'eroe di un melodramma. « Il ma– rito di Adria, addosso al pianoforte, col bavero alzato, mentre il suono finiva, amaramente si spense >l. ' Le cose vanno peggio per Tullia e per Remo, i due figli di Adria-. È nel trattare queste due figure, queste due vite che Bontempelli scopre peggio il difetto e accusa il vizio di tutto il libro. Come altri personaggi di Boritempelli, Adria e il marito si mantengono in un'aria in qualche modo allegorica, vivono e forse si giustificano nel cerchio chiuso della loro stessa favola. Il I.oro perché, la loro poesia non li intendiamo ; ma come molte cose che non si inten__dono,Adria e il marito ci incutono un certo rispetto, o almeno qualche perplessità .... BiblioteèaGino Bianco
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