Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
118 M. BoRGESE, La Contessa Lara cronaca della moda, in un pomeriggio del '96 le mandò a casa un giovane poco abile pittore, perché, sotto le sue indicazioni, disegnasse i figuri~i che avrebbe prescelti. Ella gli offrì un bicchierino di Marsala, e gli chiese : - Dove pranzate ? - In una povera trattoria, - rispose lui. - Ma venite, d'ora in ·avanti, da me: spenderete ugualmente poco e mangerete meglio. · Da questo modestissimo antefatto fu iniziata una intimità, · che· certo quella donna impulsiva, pure nella bontà, ed effettivamente in– genua dopo tanta lunga esperienza, non immaginava fin dove potesse arrivare. Perché quel giovane intendeva avere anche denaro da lei, anzi imperiosamente lo pretendeva. Il disingçi,nno era troppo duro, diveniva insopportabile. E come i deboli, ella non escogitò che una sola via di scampo: allontanarsi, fuggire. E in quella specie di scampo, si diede rapidamente a una passione nuova, l'ultima, e che a lei parve redentrice. Ma fatalmente a Roma, dove aveva casa sua, era costretta a ri– tornare. E al ritorno si trovò faccia a faccia con quel giovine che non intendeva lo lasciasse, non gli desse più danaro. Poiché ella non in– tendeva di subire anc6ra le sue richieste, egli la ferì. Per una notte intera rimase sola, sanguinante, agonizzante, finché, confortata da po– chi amici, nella sera successiva si spense. E il suo corpo, tuttavia fresco, non ebbe per sepoltura che la fossa comune. Evidentemente, alla signora Borgese apparve, da prima, interes– sante quella disgraziatissima donna che aveva possedute doti e ra-g– giunta celebrità di poetessa, e volle conoscerne esattamente la esistenza. Le avvenne, però, che mano a mano procedeva nelle ricerche, era presa da una commossa pietà umana. La « Contessa Lara», nella realtà, era~ diversa da quella immaginata traverso i parziali episod:i_o le manche– volezze non sapute correggere. . Infatti, ella fu organicamente, profondamente buona, non solo per– ché pronta al soccorso dei miseri, ma perché indulgente agli errori altrui, superiore a ogni suggestione di rancore o d'invidia, spontanea– mente aperta ad ammirare chi credeva operasse il bene. E serbò, sino all'ultimo, pure per effetto del temperamento, doti di ammaliante raf– finatezza: era gentile, discreta, aliena da qualsiasi volgarità di lin– guaggio o di atteggiamento. La sua voce giungeva come una musica dolce; la. sua persona serbò, anche in età inoltrata, e. pure tra abiti non ricchi né recenti, la parvenza d'una .squisitissima eleganza. E pure quando ebbe conquistato il successò più lusinghiero, si mantenne sin– ceramente umile; giudicàiva gli altri, e le altre, sempre superiori a sé. Anc6ra, niantenne inalterata la devozione per le due donne ch'erano state la tenerezza della sua infanzia : la madre e là nonna. Con che insistenza ripeteva: - Nessun' accenno alla mia ,famiglia: Lina Cat– termole è morta: non vive più che la « Contessa Lara». C'erano qualità riccainente suggestive in quella creatura che il destino dannò alla tragedia. Se ad esse avesse corrisposto il senso vi– gile della realtà, jl controllo sopra se stessa, una maggiore vigoria in- . tellettuale, sarebbe stata veramente superiore e felice. · · BibliotecaGino Bianco
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