Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

94 G-. Pasqua.li marchio della disonestà : in un esame di lingue moderne, diciamo (per– ché capire il francese è troppo facile) di' tedesco, non ci si contente– rebbe che il caiididato traducesse si « a prima vista», ma non senza aver dato prima una r~pida occhiata a una versione g~à bell'e fatta! dunque, propriamente « a seconda vista». E che la versione ~ebba qm essere non in italiano ma in latino dà maggiore spicco alla differenza: il latino uno alla fine della scuola media si suppone che l'abbia impa– rato; il' greco, non può averlo imparato: questa ,è la verità ufficiale. Di chi è la colpa ? del greéo o dei miei concittadini che lo studiano e l'insegnano ? Del greco no, perché allora dovrebb'esser così in tutto il mondo, e non è.. In Inghilterra -uomini politici mostrano fin nel– l'estrema, vecchiaia di non averlo dimenticato, citano sentenze greche non delle più comuni, compongono versi greci tollerabili. In Germa– nia, come so da esperienza diretta, gli ormai non moltissimi. cne si presentano alla maturità classica, traducono ad apertura di libro un autore di media. difficoltà con 'POCO aiuto; molti professionisti, specie medici, sono sempre in grado· di leggere la sera il loro Omero, per diletto. Popoli meglio dotati quanto all'apprender lingue ? Se fosse così, non mi rincrescerebbe di confessarlo: ·la facoltà mirabile di certi Russi e certi Balcanici di parlare spediti e senz'accento lingue che ignoravano sino a ieri, piuttosto c;he colmarmi di ammirazione, mi mette addosso una vaga inquietudine come a un ragazzo contadino che assista ai giuochi di bussolotti, o a un grande che in una seduta spiritica sia testimonio di una filza di materializzazioni. E non mi rammarico che i nostri con– tadini emigrati negli .Stati Uniti siano un po' duri a imparar l'inglese, perché quest'incapacità li protegge contro la snazionalizzazi'one. Ma non è così: dei 'l'edeschi si può discutere, ma gl'Inglesi sono, com'è noto, quanto a lingue straniere estremamente poco alacri; e questa ap– punto è una delle loro forze nazionali. Il difetto, dunque, deve anni– darsi· altrove. A me par· chiaro dove. I nostri ragazzi arrivano ai primi elementi di greco _dopotre anni di scuole medie, dopò avere già studiato la gram– matica del latino e di un'altra lingua moderna, per lo più e sino a pochi anni sono esclusivamente il francese. A imparare queste due lin– gue, per un Italiano non importa quasj mandare a memoria vocaboli; e i nostri ra~azzi s'immaginano subito che sia così anche per il greco dove invece la difficoltà principale è proprio quella del vocabolario. ·O non immaginano neppure ; ma, quando arrivano in quarta gim1àsiale per ·parecchi sono belli e passati gli .annt nei quali l'apprendimento di vo– caboli, _che, per quanti e quanto sottili accorgimenti si possano escogi– tare, rimane sostanzialmente meccanico, riesce facile e non è sentito quale mortificazione dello spirito. A un ragazzo di quattordici am1i non riuscirà mai più quel miracolo che ha saputo compiere senz'avve– de:sene ~al. prim? al terz'anno di vita, ·d'imparare Ùna lin.gua, la pro– pria, anzi di foggiarsela. A quattordici anni la pubertà è alle porte con 1~ sue irrequietudini corporee e morali, con l'insorgere del dubbi~ cri– tico. E la memoria di vocaboli, non esercitata mai sino allora non è più abbastanza fresca per un tale sforzo. Le· condizioni di un ~agazzo tedesco sono del tutto differenti : egli è costretto a c;ònquistarsi il suo BibliotecaGino Bianco

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