Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

Paradossi didattici 93 ' spirito della seconda metà del XIX e dei nostri tempi molto .più che cento rneclioGri romanzi, consentiti o vietati dalle famiglie. Né si op– ponga che i problemi trattati in quei drammi trascendono l'interesse e l'intelligenza del ragazzo diciassettenne. Proprio quell'età si appassiona a ogni problema, purché gliel'abbiano s,aputo presentare e una volta che vi ha morso non se ne sa più staccare come i cani' dal cuoio. Si vuole or11,che i ragazzi divengan presto s~ldati : attributo necessario del militare pare a me non soltanto la virilità ma, l'umanità. Ma anche quest'ultima non c'è bisogno di richiederla, perché c'è già: proprio il ragazzo si sente uomo meglio di ogni altra età più scaltrita e più in– differente, e proprio lui sopra ogni altra età humani nil a se alienum putat. Un'ultima verità, vecchia ma, purtroppo, sembra non ancora tri– viale, destinata, prima che a ogni altro, ai pedagogisti conventuali, ti– morosi e perplessi: l'arte vera è il solo antidoto contro l'arte falsa la non-arte. Ohi ha a noia Pirandello o non lo conosce, farà presto 'suo pascolo quotidiano di Guido da Veron1=1 o di Pitigrilli. III. - PRIMA IL GRECO, POI IL LATINO. In pochi paesi del mondo studiosi di greco S(lri e persino notevoli abbondano quanto da noi in Italia; eppure il greco nelle nostre scuole non s'impara, si finge d'impararlo. Quei pochi che hanno buona voglia e l'imparano per davvero, studiano poi per lo più lettere e divengono alla loro volta professori cli greco, tanto più valorosi quanti più sforzi hanno dovuto fare per impadronirsi di questa linguaccia; e cosi il circolo è chiuso. Gli altri, superata la maturità, si affrettano a dimen– ticare persino l'alfabeto (o almeno le maiuscole). D1uante il ginnasio e il liceo si erano aiutati con il <e traduttore))' cioè con una versione let– terale interlineare, balorda, i più scrupolosi riconfrontandola parola per parola con l'originale, quelli più di manica larga o anche più ina– datti al lavoro di riflessione imparandola a memoria o frodando in altre maniere il professore. Le traduzioni erano ai miei tempi ancora vietate e perseguitate. Poi certi professori dissero: <e Usatene pure a casa, ma non portatele a scuola)) : questi ·erano di coloro che mettono la loro ambizione nel far leggere (cioè, nel fingere di far leggere) quanto più estesi e difficili testi possono ( <e I miei scolari in up. anno hanno tradotto cinque canti di Omero, due tragedie e tre idillii di Teocrito))); non è escluso che fossero anche di quelli che alla produzione dei <e traduttori >> erano più direttamente e più attivamente interessati. Ora la riforma Gentile, ch'è nemica di ogni ipocrisia, ha legittimato il traduttore, ma ha cercato di moralizzarlo: nell'esame di maturità si esige che il gio– vane si orienti in un non facile testo greco poetico, dopo avere scorso ra.. pidamente una versione latina stampata a fronte. Di tali scelte ne sono negli ultimi anni uscite parecchie, persino buone; e siccome anche libri di questo genere, se ci devono essere, devono essere fatti con coscienza, non ho rossore di confessare che ne preparo uno anch'io in collabo– razione con un collega famoso per la sua virtù e virtuosità nello scriver latino. Ma l'assurdo dell'istitùzione rimane, anche se è cancellato il 1bl1oteca Gino Bianco

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