Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
Paradossi didattici 89 singoli o meglio dal consiglio dei professori cb e insegnan o in quella classe: quest'approvazione preventiva servirà a scarta.re letture che, per esempio per ragioni morali, paiano assolutamente i nadatte. Ma nel resto si sia liberali: ogni. maestro assennato dovrebbe rallegrarsi che un suo ragazzo mostri gusti diversi da lui, cioè dia indizio di incipiente personalità. Nessun maestro di letter!:) ha il diritto d'impermalirsi, t3e vede un suo scoJaro preferire letture scientifiche: che l'alunno di una scuola. ch'è nel suo indirizzo prevalentemente umanistico-storica, si orienti nonostante la scuola verso le matematiche o le scienze naturali o la tecnica, è prova sicura di personalità già formata, e la personalità va rispettata a qualunque patto, dappertutto e da chicchessia; sfor– zarla è il vero peccato contro lo spirito. E si mostri larghezza anche ,;e qualche giovane durante l'anno, per una piega improvvisa del suo animo o per un caso che gli faccia conoscere uno scrittore di cui non aveva sino allora neppur sentore, chiederà di variare il programma: l'ottobre è il principio delle scuole, ma lo svolgimento spirituale dei giovani non ha soste fisse, come le hanno le ferrovie e gli automobili postali. Poco male se per lasciare più posto alla lettura si dovesse tagliar via qualche ora dall'orario scolastico settimanale. Le ore di lezione aumentano costantemente dalla prima ginnasiale alla terza liceale; a me parrebbe ragionevole fosse l'opposto. Il ragazzo di dieci anni manca ancora di spontaneità: egli lavora male, se non è sorvegliato e diretto da un maestro presente; e di solito lo stimolo alla lettura non si è in lui ancora destato. Meglio per lui qualche ora di scuola di più, e niente compiti a casa. Il giovine di sedici anni ha già, ed è da augu– rarsi che abbia sempre, la sua personalità. Egli deve potere avere il tempo di leggere, perché più tardi nella vita non lo avrà più. E deve arrivare all'università preparato a usare di quella libertà che la ri– forma Gentile gli concede e che gli è lesinata qui, contro lo spirito della legge, solo da professori meschini, che tanto più tengono a verificare che si sia imparato quello che essi hanno detto, quanto meno hanno ~a dire. . Le ·proposte che io espongo qui un po' timidamente, sono già, in germe, nella riforma Gentile. Questa non impone più programmi ,fissi, ma lascia ai professori facoltà amplissima di regolare e distribuire tra varie classi letture scelte liberamente da un canone larghissimo. Io vorrei trasportare questa libertà dal maestro allo scolaro, allo scolaro, magari, vigilato dal maestro. Parrà tutto questo utopia ? Nelle Memorie di un vecchio filologo tedesco, delle quali io ho discorso in uno dei primi numeri del Pègaso, io rileggo di un collegio prussiano, Schulpforta. In esso poche ore di scuola si alternavano con più numerose «riposanti» ore di lavoro. E ogni settimana vi era un giorno di vacanza, concesso all~ libera attività di ciascun alunno: ognuno poteva leggere quel che voleva, anche disegnare. Ma lettura pri– vata era richiesta anche negli altri giorni; e solo quest'istituzione giu– stificava la scarsità delle ore di lezione. Negli ultimi anni di corso que– ste letture non erano neppure tutte concordate con i maestri, non erano, in pratica, neppur controllate. Da questa scu~la sono usci_ti Fed~rico Nietzsche e il sanscritista e filosofo Deussen e Il filologo W1lamowitz e i.bllotecaGino Bianco
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