Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
80 B. Tecohi / pire come in pa,esi di una civiltà così antica, oosì profond!a che im– beve per modo di dire ogni wlla e traspare tutta perfino dal pae– saggio, sia cosi forte e tenace il senso del denaro, della proprietà, tanto che non è co!Ilsiderato ricco e sicuro dell'avvenire se non chi (< pos-sfode)), come proprietà terriera. Quando avevo già preso la laurea ed ero ormai sicuro di un po– sto, ,seb:beneda principio modesto ma acquistato oo!Ille mie fatiohe, ebbi un colloquio con quello che d/oveva essere mio suocero. Alla larga da quei mistici di laiggiù ! Uhi !Ilon li conosce, !Ilon li vaida a stuzzicare. Ln fatto di quattrini, non mo1lruno.Trovai il signor Carlo seduto nel suo studio, co~ grandi stivali i[lfangati e oon la testa bassa: malinconioo ma ,ostinato come U[l mulo; e [lOn ci fu verso di ,smuov,er1o.Non avrebbe dato un soMo, minacciava di diseredare la :figliuola.... E quan:do si vide che non c'era 1Dullada fare, fu lei che decise d'andarsene senza voler !nulla. Io aivevodubitato o almeno temuto, nei mesi che precedettero la nostra U[li,onee in quelli seguenti, che qualche ombra dello squili– brio che era inel sangue degli Agrimonti presto o tardi sarebbe ve– !Il Uta. fuori, o che per lo meno nei :figliuoli sarebbe oompar,sa. Era una mia fissazione, ma tenuta in segreto. Inveoe quale fu la mia sor– p,resa quando, alcnllli mesi dopo il matrimonio, dovetti oonvincermi che quella forza di liberazione era diventata U[l equilibri-o d/el suo C'arattere, ri[linovato e mantenuto ogni giorno, con una fermezza doloe ma oostante. Era lei che ,smorzava certi impeti del mio• ca– rattere che nelle prime difficoltà di U[la,ca,rriera come la mia, - quella diplomatica, - potevano· essere disastrosi. E quarido fummo all'estero, lonta1I1ie soli, fu lei che per prima intuì il valore che per me, un po' nostalgico e appassionato, avrebbe avuto la casa; la casa come U[l'isola, ·in mezzo a gente strrunierar, che doveva essere il ri– cordo e quasi l'immagine della patria. Io mi meravigliavo di quella capacità cosi :pronta, che ella, vissuta sempre in un paese, aveva ad aidattarsi in ambienti tamto diversi e Ì!Iloondizioni alle v,olte difficili. Ma ciò che è si[lgolare è questo: che. in mezzo a tanti trambusti e a dirverse preoocupazioni, non cessasse ma.i i!Illei la lotta per difoo– dere quella sua bellezza, che era sbocciata oome un mira10olo, coilltro i periooli di un ritorno della obesità, che ·lllegli Agrimonti prendeva -proporzioni e aspetti deformi. Erà come se, una volta rfoominciata la grassezza, ella ;ie sarebbe stata inghiottita .... Nei primi tempi che eravamo sposati, quando ella era runc6ra eosì giovane, io sorridevo di quella lotta senza quartiere, condotta ·oon metodo og1I1i giorno e vigHe i!Ilogni Qccasio!Ile;e bene la capivo, e un po' l'aizzay.o a difendersi, Uill p,o' cercavo di spaventarla, come in 'lllll gi UOOO. , - Come sei vanitosa, - le dicevo, cingendole la vita : - Ma è possibile che tre amni dopo il matrimonio tu ti preoccupi anc6ra. di Bibli0tecaGino Bianco
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