Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
I gras,i 79 ridevano sereni sotto il bel giro delle trecce chiare, con quella :pelle Mo111da e soffusa di luce e COIIl quel sorriso della bocca che ogni tanto s'incaJI1tava come se pensasse ... ; e se nelle pupille brune passava allora un'ombra cupa, era ormai un'ombra tutta dirversa: di passione. · Come ella si abbamd0111ava in quei oonvegmi ! Con discrezione, con pudore, eppure co111 che fuoco. Come se tutta la persona fosse aJI1c6ra piena dello stupore della trasformazione, le belle forme isnellite si poggiavano su di me e pareva che insieme volessero e temessero dli far sapere che erano nuove. E poiché lo stupore cresceva in ,me di trovarla cosi ·bella e il rioordo di prima ani ritornava sempre alla mente o forse per un giuooo di innamorato v'irndstevo su, e le di– cevo : - Ma lo sai che eri brutta,, propdò brutta, che non avevo nemmeno badato a te : che mi sembravi ·U111 fagotto di ciccia, buona _ solo a mamgiare, - ella faceva u111 piccolo _strillo di protesta. Ma poiché s ubito dopo le dicevo. tutto serio: - Mi sa.i dire come hai fatto a , diventa.re cosi ? che diavoleria è mai stata ? da chi hai saputo il segreto ? -- ; ella 111-00 mi ris·pondev-a e abbassava gli occhi, sorrideva contenta. Solo una volta, dopo ,parecchi mesi e quando ormai sape:vo c,he sarebbe stata mia, poiché sempre illlsistevo in quel ,giuoco, un giom-o ella mi disse,: - È possibile che tu sia cosi sciocco? Ma non hai capito che, per 111oi donne, c'è u111 periodo ill1 cui avviene cosi. ... Poi 1110n volle che si parlasse più dli questo. E invooe era tutta preoccupata di quelle che erano le diffi.c,oltàpratiche per la 111ostra unione. È possibile che il primo senso della difesa di sé, della sua bellezza,. glielo abbia dato io; né voglio -diminuire i miei meriti, anzi ci terrei ad aumentarli.. .. Ma è certo anche che con le mie donchisci-ottate 111-0lll avrei cavato un rrugmoda un buco. Strepitavo, m'infuriavo, volevo oombattere non .so contro chi e c0111troquaJi ma-lvaigità, m'indignavo sililceramente che a me che l'avevo «scoperta>>, che avevo irigegmo e -buona vol0111tà di lavorare, volessero 111egarmela;e la questione della ricc·hezza -mi pareva una volgarità, e volev-0rapirla, fuggire e non so quale altra mi111chione– ria. Ma lei rimamev a stranam ente calma o sorrideva tristameinte di fronte a quelle mie , sfu ria.te. E in pochi mesi le vi-di illlvece nascere sul viso una volontà ferma, decisa, di difendersi e in.sieme di di– fendere il suo avvenire.· Era naturalmente non soltanto volontà, ma aro.che astuzia femminile. E per due aillni io la vidi lottare con a,rmi disuguali, ma accanitamente, scaltramente e senza mai di– sperarsi. Fu lei che a run certo punto desiderò che io lasciassi il pa,ese per 1110n aver scalmane e rotture clamorose con i suoi, e che pensassi solo a studiare. Chi non conosce quei paesi e quelle famiglie, può sorridere di difficoltà che sembra!Il-O d'altri tempi. E nOIIlpotrà per esempio ca- ibliotecaGino Bianco
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