Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

700 F. M. Martini biancheria nell'ultimo cassetto. E dii lì egli vede per primo aprirsi ogini t3Jllto la porta che è proprio di fronte alla finestra, e soprag– giu111gere uno ad uno, i compagni, i quali vrunno a sedersi dove pos– sono (qu'alcuno 3Jllche sul letto) badando sempre che due sedie re– stino a disposizione dei visitatori che aspettiamo; ma Sergio forse no111s'acoorge, come m'acoòrgo io, che dopo ogni nuovo arrivo, quella porta si apre leggermente, quanto basta ,per !lasciar passare un'occhiata di qualcuno che spia, e subito si richiude. Chi ci sorveglia ? Ma ormai tutti i oompagmi sono qui, e Donatello smania dii dirci qualche oosa di molto importante che egli rimugina in capo da un pezzo: da qurundo ha preso a battere la stwnza su e giù oon passo nervoso, ferm3Jlldosi ogni tanto, come a ripetere fra sé il discorso che ci terrà. Finalmente pr,orompe : - ,Ragazzi, nei g,i,omali di ieri s'è letta la notizia deilla morte di uno scrittore, seguita da tali apologie, che sarebbero giustificate soltanto se l'Italia avesse perduto un grande poeta.... - Sergio no111 deve aver letto i giornali dii i,eri, perché si ,protende, Ìlllcuriosito. Ma sulle labbra di Anto111ellosi è già disegnato il nome del poeta cui alllude il 111ostrocompagno; e questi ha l'aria di oo– glierlo sulla bocca di lui, quando riprende: - Severino Ferrari, appunto .... Ora noi no111 :possiamo ignorare l'avvenimento, ma di fro111tealle sciocche idolatrie dobbiamo dir subito il nostro pensiero. Poiché siamo giovani e guardliamo all'av– venire, non possiamo tollerare ,esaltazio111idi u111a poesia sorpassa– tissima, come quel1la di questo scrittore. Non vi sembra ? Il tono del consenso a questi pri111cipidi massima fa supporre che ciascuno di noj_conosca a fo111do la poesia di Severino Ferrari. Mai più.,Quel che ci seduce è l'impeto eloquente del giov3Jllissimo esteta; e per la gioia di ascoltarlo gli ,oonsentirei;nmo qualU111queeresia. Donatello- se 111e avvale : - Grande amico di 0a.rduoci, sì, Severino Ferrari; ma basta questo per essere oonsiderato un poeta ? Già, io ho i miei dubbi perfil[\,osullla grandezza di 0arduoci. ... A quesita affermazione Olaudio ha un sobbalzo; ma l'altro subito e rivolto particolarmente a lui : - Capisco: per te e per i tuoi compagini d'ufficio quello è U111 . ·Dio; ·ma qui Carducci non c'entra. Quii si tratta· di prendere, noi giovani, posizfo!ne netta di fronte a certe smanoeri,e borghesi; e– perciò io propongo che si rioordi, si, in u111a breve 111ota, questo scrit– tore, _ma si dica runche che egli fu sopratutto un mite e dolce uomo, erudito più che poeta, e che il silenzio di cui fu circ0111datoin vita no111 fu ingiusto con lui. ... Tutti aspettiamo da un pezzo che si pronu111ci3Jllche Sergio ma il «nostro)) poeta, sprofondato ne~la poltro111a,no111 parla. Ha a~col– tato attentamente lo sproloquio di Dol[latello, ma rest3Jlldo sempre BibliotecaGino Bianco

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