Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

698 F. M. Martini Ma Sergio fu informato runche d'uiil altro avvenimento, cui an– netteV'amo la massima importanza. Ai nostri propositi s'interessa– vano già scrittori di nome; e tra questi runche Giuseppe Vannico[a, - poeta e viol1inista, raffinatissimo intooditore d'arte e traduttore di Wilde, - che ogmi sera vedevamo attraversare il caffè, tenendo al guinzaglio un mostruoso bull-dog, ed avviarsi ad un tavolo, al quale sedevano quasi sempre Adolfo De Bo.sis e Cesare Pascarella tra letterati celebri di passaggio, e al quaJle noi osavamo appooa levare ogni trunto U1I1 trepido sguardo. Ora Donatello era muscito ad avvicinare Vannicola; e questi gli- aveva promesso per l'indo– mani una visita in redazione, a:ove ci avrebbe portato un suo poe– metto offerto alla rivista ed avrebbe accompagmato Louis Le Oar– donnel, che era iiil và.aggio per ·l'Italia e di cui erruno apparsi da pooo i Poèmes in una di quelle giaJlle edizioni del M erci11re de France, che -dalle vetrine dei librai abbaigliavano i letterati in erba come noi. Per via, Sergù.o mi chiese : - Lo c01I1osci tu, Le Oardo11mel? Hai mai letto nioote di suo? - Io no. Forse, Donatello .... Donatello infatti erà al oorrente. - :m un prete che in Francia considerano UIIlgrande poeta. An– che Vannicola lo stima moilto. Pare che a.bbia due passioni: la poe– sia e il Pernod.... In ogll!i.modo è un grrunde poeta francese che viene a noi; e questo ha la sua importanza.... . Ci lasciwmmo con un appuntamento per il giomo dopo a casa mia, dove saremmo stati tutti a ricevere ospiti di tanto riguardo; e ciascuno di noi, quella sera, si sentì entrato definitivamente nella letteratura italiana, se non addirittura in quella europea .... Il giorno dopo, nel[a redazione delle Cronache latine, ossia nella mia .stanza da letto, dove, dopo molte discussioni familiari, avevo ottenuto di poter ospitare la redaziOIIle della rivista_. Condizioni : nessullia chiassata, e sopratutto nessUIIlo SCOIIlfina– mento ·per ragioni di sorta dalla mia stanza in quelle contigue, abitate dalla famiglia, o iilelllesale d'aspetto dlei malati che veni– vruno a consultare mio padre, oculista. Nelle stanze di casa i miei amici avrebbero potuto inoontrarsi .con le sorelle, ormai signorine, · e oontatti del genere erano da evitarsi secondo i miei genitori; né i cliooti del babbo, persone serie e preoccupate dei loro mali, avreb– bero dovuto essere mai mesc01lati a gente di dubbio affare come i letterati. Mancrundo i miei compagni edl io a ,queste co111dizioni,il permesso mi sarebbe stato tolto immediataimente. Irriconoscibile la mia .stanza da letto trasformata in redazione della rivista. I blocchi di dispense della facoltà di legge, che fino al giorno prima in,gombraV'ano la miilluscola sc-riv31Il1Ìa, erano rundati a fililire tra Ila biancheria d'inverno ammassata nell'ultimo cassetto BibliotecaGino Bianco

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