Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

694 F. M. M artini Fu Gino, secollldo n solito, a tentar di disperdere co111 un'uscita scherzosa quella pensosità; e poiché da certi accenni delle sue lettere eravamo tutti al corrente di Utn'avventurà amorosa che aveva trat– tenuto Sergio così a lungo fuorti di Roma, 1'a sua ·prima avventura forse, il oompag1110 gli chiese, additando u111a grossa valigia, che ad ogni sco.sso111e d lla vettura traballava in serpa e costringeva il vet– turino a rimetterla ogni vollta in equilibrio: - Tutte reliquie d'amore là dentro ? Ma Sergio 111-on gradì l'accenno. Se 111e mostrò anzi turbato e co111 il suo silenzio impose il silenzio a tutti 111-oi. Né in quel primo incon– tro dopo la lunga assenza, 111é in quelli che seguir91110 si-rdtornò 'mai su questo argomento, che Sergio nascollldeva con un geloso pudore, sia perché quell'episodio, seoondo 1lui, 111-on meritava nep,pure d'es– sere rioord,ato, sia per,ché, - ipotesi molto più probabile per chi conosceva a fo1I1do l'adolescente poeta, - gli sembrava d'offendere la purezza del nostro affetto per lui, mescolandolo ad amori banali,– dietro i quali pure correvano gli altri ragazzi dell'età sua e lllostm. Aveva, sì,· potuto aocendersene anche lui sulle pdme; ma ora che, ritornato fra llloi, sentiva ricomposto imtorno a sé i ~ suo solo e sicuro rifugio, egli si credeva quasi in dovere di far.si perdonare da noi quella lontamamza e quella avventura come un t radimento. O f:orse dentro di sé, sia pure oscuramente, sentiva di avere offeso an– che le creature deHa sua fantasia, le amanti ideali, cui inon sapeva dare altri nomi se non quelli che s'dincontrano nei suoi ver.si « so– rella, ,anima, picoola cara)), - inomi imprecisi e vani, di sperati vo– cativi profferiti da un fainciullo _arrochito .sull'orlo dell'abri.sso, - col sofo mettere a oonfronto di quelle figure di sogno una don111a ÌIIl carne ed ossa; e temeva di doverne essere .punito, come di un'au– dacia lllon tollerata dalla sua sorte dli mialato, la quale impo10eva alla giovinezza di ·Sergfo una peroone penombra di limbo e il di- stacco da ogni realtà. · ' Dista,ccato anche dalle più prossime, anche da •quel[e che inevi– tabilmente si mesoolavano alla sua vita,. ci appariva il «nostro» poeta; e rass-egnato a codesto distacco, perché già oonsapevsole che non avrebbe~avuto il tempo di mescola-rsi ad esse oon l'abbamdomo e la spontameità che a,ccompagnano il pieno possesso del mondo da parte dell'_adolescenza, e ,persuaso quindi che fosse miglior consiglio do111arsisoltamto à quelle foggiate dal suo pensiero e destinate a· spegnersi 001I1 lui. ..-- · · E ne avemmo 11na prova quel giorno stesso; quando avoodolo Alfredo ed io accompagnato :fino su in casa, assistemmo all'incon– tro -di Sergiò co111 sua madre che egli lllon rivedeva da due mesi. 'Le aveva taciuto l'ora dell'arrivo, for-se per avere soltamto i ,suoi amici intorlll-o a !lui al suo ritorno in città; ma la signor~ Lina aveva ve– duto dalla finestra la carrozza svolltare dall'angolo della strada,, e BibliotecaGino Bianco

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