Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
760 Souvenirs d'enfance de ìa comtesse Rasponi (1805-1815) avrebbero pur veduto la luce per le stampe (ma tutti quelli che scri– vono memorie di un certo interesse storico hanno sempre, in fondo in fondo, il sospetto, grato sospetto, che qualcuno le caverà dall'<?mbra; e quanti sono i letterati, che, scrivendo una lettera qualunque, nutrono speranza che un giorno figurerà nell'epistolario completo?), la scrittrice manifesta subito, chiaramente, di essere una Murat assai più che una Bonaparte. Ella cominciò a scrivere nel '62, quando gli. estremi tenta– tivi del fratello Luciano erano miseramente naufragati : « J e voudrais , me le dissimuler .... à dater d'aujourd'hiii le nom de Murat n'est plus qu'un souvenir historique »; e la ingloriosa fine di tutte le speranze di restaurazione murattiana rendeva in lei più cocente il ricordo del perduto fastoso regno di Gioacchino. Dei fratelli, del resto, ella dà, senza ambagi, le caratteristiche precise: ,Achille (morto nella Florida il 1847) di una « stravaganza straordinaria», faceva «l'italiano» con– tro il partito francese e non temeva di prendere posizione contro lo stesso imperatore, spingendo i suoi sentimenti di libertà fino al repub– blicanesimo ; a Luciano, di sentimenti francesi, « la Natura aveva rifiutato ogni attitudine alle cose serie». Non mai, in più poche pa– role, fu detta una più grande verità. L'adorazione di Luisa, e della sorella Letizia, che poi sposò il marchese Pepoli, era il padre: quel bellissimo re, e sempre così sfarzosamente vestito, da colpire potente– mente, quando già non vi fossero i legami di sangue, le immaginazioni infantili. Nella stretta intimità i ragazzi davano del tu al padre, cosa che non avrebbero osato fare presente la madre, che « nous en imposait ,,. Prima del '13 il tono generale della corte di Napoli, nonostante qualche sintomo delle velleità d'indipendenza di Gioacchino, era prettamente napoleonico: i bambini Murat mandavano a mente ottave e ottave della Gerusalemme, perché era il poema preferito dall'imperatore, e impara– vano il giuoco degli scacchi, in vista di qualche eventuale partita col terribile zio. Il quale; considerando, ~ e dal suo punto di vista poteva anche aver ragione, - come tanti prefetti, obbligati a ci~ca obbedienza, i re congiunti che aveva regalati all'Europa, ed esercitando questo pre– sunto diritto con la sua consueta brutalità (a Murat scriveva: Sou– venez-vous que je ne vous ai fait Roi que pour rnon système; e rimpro– verava Luigi: Votre conduite est trop hollandaise! ... ), non solo si alienò l'animo del re di Napoli, ma anch~ quello della regina sua sorella, che fu, a quanto sembra, favoreggiatrice dell'alleanza con l'Austria. In ogni modo, la difesa tentata, e condotta daUa contessa Rasponi con una così commovente passione filiale, riguarda esclusivamente la condotta del padre; e per ciò che concerne la madre, si limita alla indignata pro– testa contro le voci (disgraziatamente non poche, e accolte da molti scrittori contemporanei fededegni) secondo le quali Murat avrebbe ab– bandonato il suo posto in Russia anche per 1~ informazioni che gli ve– nivano da Napoli, relativ~ a imprese galanti della regina. Ora, prima la innegabile simpatia dell,i, figura esteriore di Murat, la sua bontà nella vita privata, e la tragica sua ,fine; e poi da una parte le atroci accuse mossegli, e non ultime quelle partite dallo scoglio di Sant'Elena, dall'altra il formarsi e il lungo durare di una tradizione mu– rattiana in Italia, sostenuta da una schiera di magnifici ufficiali (a cui BibliotecaGino Bianco
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