Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
758 A. Bucm, Il pittore volante che vorresti durassero, grazie alla loro continuità. Né mancano cose in sé compiute, con un inizio, una fine, una organizzazione dall'intimo : Omaggio a Vittorio Pica, prosetta d'occasione che vale un saggio, Della buona morte in arte, fantasioso racconto, Angoscia, poemetto'in prosa alla Baudelaire, La aura a Salsomaggiore o Dell'incassare, no: vella parodistica. Anche, Bucci sa farti, contemplando la Ronda di notte o la Lezione di anatomia di Rembrandt, una disamina critica conclusiva e pers,uasiva. E conosce l'arte dd ritratto biogr31fico critico: così a proposito di Oesare Monti e di Rodolfo Oastagnino. E persino l'arte del recensore conosce: chi arriverebbe a dir meglio di lui del libro di Parenti su << Bagutta » ? Lo so. Il volume resta, malgrado tutto, un cestello di racimoli. Gran questione, quella della legittimità di libri sì fatti! Ma c'è chi dice : - Quando una persona vien fuori intera dal riflesso di centomila specchietti, che bisogno c',è di un grande specchio tutto d'un pezzo ? Anselmo Bucci, così come ormai lo conosciamo, vien fuori, da queste sue pagine. Ed è proprio lui : inconfondibile. Per esempio. Tra i primi libri cui può accader di pensare, leggendo questo Pittore vo– lante, metterei il G-·iornaledi bordo e Arlecchino di Soffici. Qui come là,. quanti appunti presi sulle ginocchia col lapis, in treno o al caffè! Ma con tutto i'l suo impressionismo, Soffici ha non so che compostezza e costanza, una sua << febbre quieta » come diceva Serra. Di questa compostezza, di questa costanza, di questa quiete, non c'è ombra in Bucci. Il quale ci dà meno mondo statico e diciamo pure meno stoppa narrativa, e invece e sempre il balenìo del suo spirito, il riverbero mobile, fuggevole, de' suoi centomila specchietti. Ho poi qui sul mio tavolo i Pensieri ai pittori di Ugo Bernasconi. Spostato il punto di vista di Leonardo, questo libro offre, in fondo, dei Pensieri alla maniera di Leonardo : consigli e ammaestramenti, in apparenza frammentari, in effetto sistematici. Anche Bucci sa essere sistematico. Ma ecco un suo aforismo: « Rigirare un'idea sotto quaranta facce, prima_ di ser– virla, è come mostrare tutti i lati di un sasso, prima di tirarlo in testa a qualcuno». Bernasconi scrive non so quante pagine per provar erroneo ogni astratto tecnicismo. Bucci tira senz'altro il 1,uo sasso così : « Il torso arcaico della donna-colonna. - Ohe seno imperioso, drappeggiato nella tunica inamidata. Il resto è un sospiro, che si dilata alla base come un fiore di loto. Minerbi dice:.- U hai visti, i volumi!». Io, di Bucci, ricordavo ·solo una punta secca, bellissima, in coper– tina a un libro di versi di Valeri: due scarne mani congiunte in atto di preghiera,, con non so quale elevazione nel loro muto linguaggio appassionato e disperato. Il pittore. pertanto non me lo figuravo così, come ci veniva incontro (ero· appunto con Diego Valeri) nella sala 23 della terzultima _biennale veneziana. Appena il tempo di essergli pre– sentato e di stringergli la mano, e già ci aveva spinti, tutti e due, contro lo stipite di una porta, di dove potessimo vedere il suo quadro, Ritratto della signorina Maria Nardi Beltrame, escludendo dal nostro campo visivo un Mancini che gli si affiancava. - Questi organizzatori di mostre non capiscono niente! - strepitava. - I miei poveri grigi, i miei poveri blu, le mie povere velature, i miei argenti ! Cosa volete che BibliotecaGino Bianco
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