Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

754 A .. CAROOCI, Il Paradiso perduto filoni sia pure soltanto visivi .e olfattivi, nei « giacimenti della me– mori~» urtino contro una volontà artistica diversa e che sembra es– sere in 'cima ai desideri di Carocci: la volontà di arrivare a una con– cretezza massiccia e riassuntiva, quasi statuaria. Si potrebbe anche os– servare come quella minuta e lenta preparazione sfoci aUe volte soltanto in un'esclamazione o in un'iperbole, e come tanto l'una, la preparazione analitica, quanto l'altra, la concretezza di un'immagine conclusiva, siano , nemiche allo snodarsi della narrazione. Ma è da constatare a questo punto come, presa fra quei due fuochi, la narrazione si snodi, quasi per conto suo, da un'altra parte, in un clima meno impegnativo, ma più semplice e naturale; come nell'episodio della gelosia col nonno in Ri– torno alla villa di un tempo o in quella delle « tedeschine » in Canti di Natale. Sono episodi ip.termedi è che sembrano a prima vista secondari; ma invece rivelano le capacità narrative dell'autore e sono i momenti suoi più felici. Anzi, tutto il lungo racconto Canti di Natale rappresenta in tal senso, liberato da un'aria di eccessiva tensione analitica o di afa sensuale, un passo in avanti e scopre le speranze del cammino futuro. È naturale poi che, considerata la pagina a sé o lo scorcio o l'im– magine, non sia difficile, anzi si possa abbondare in citazioni, che stanno a dimostrare la coscienza artistica dell'autore. Ecco il nonno: « Sopra a quella statura mediocre, la testa di mio nonno era di una nobiltà rara e sensuale. Di fronte alle donne lo temevo, d'un timore nel quale era anche una punta di odio : le guardava come se le spo– gliasse : mi pareva che egli leggesse loro nel corpo e a me nel cuore ». Ed ecco Giovanna: « La prima volta che io avevo veduto Giovanna, essa · era salita alla villa recando la cesta del bucato. Era il pieno luglio. Ritta davanti alla porta, -con un piede sul gradino per aiutarsi a. reggere sopra il ginocchio il peso della biancheria, con le maniche rimboccate– sui gomiti, aveva parlato e riso contando i panni. Era giovinetta, ma non più acerba». · Ma invece che insis,tere su queste qualità di Oarocci, - le quali, del resto, debbono esser tenute ne_lloro conto, -"- vogliamo riportare il di- . scorso a una considerazione che ci sembra più importante. Partito da una ricerca quasi puramente letteFaria, con l'ossessione per l'amore della parola unica, del particolare tutto concretezza e sensualità tocca– bile, così da mettere a. un'intera novella il titolo : Cose, - nella quale ricerca •è certo un punto importante e, direi, germinale dell'arte, ma, . in quanto ricerca, ha in sé alcunché di intellettivo e di sperimentale, - Carocci si è sentito presto scontento, ed hp, intuito la necessità di un •. respiro più profondo sia artistico chè di contenuto ; di un risveglio, di là dalla letteratura, « alla vita e al dolore ». Vero è che questo cammino è in lui ancora faticoso e incerto e che la soluzione o liberazione av– viene spesso in una maniera pigra, stanca, e che chiamerei femminile (il pianto dell'ultimo racconto è caratteristico come curva di un cer– chio che è sempre quello della sensualità). Ma un'ansia sincera, una scontentezza c'è. E che questi accenni si mostrino in un giovine vissuto in un ambiente speciale, •saturo di sottili incroci culturali e di esperienze artistiche coscientissime, ci sembra un buon segno e una promessa. BONAVEN'l'URA TECCHI. BibliotecaGino Bianco

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