Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
t I A. GRANDE, La tomba verde 751 dai greci in qua, patisce poche eccezioni: e lo stesso Leopardi notava alcunché di simile a proposito di certe parole tradizionalmente poetiche, ed atte perciò appunto a destare tale senso dell'indeterminato e del vago. Resterebbe tuttavia a vedersi se è un bene per la poesia l'atte- ··nersi senz'altro a questo segreto fondo della propria natura, rinun– ciando definitivamente alle armature eloquenti, ai «fissativi» letterari che la determinano e la consolidano, le offrono un limite e un sostegno. Tanto più, d'altra parte, che nulla v',è di più alieno dapa poesia at– tuale quanto l' « effusione i> elegiaca e romantica. Da ciò la sua ri– cerca dell'espressione nuda, ehe proceda per sentenze più che per me– tafore, la sua precipua tendenza al gnomico e al riflessivo. Non si potrebbe tuttavia. affermare che J:.a tomba verd~ (in cui il Grande raccoglie i pochi versi già pubblicati nel -precedente volumetto Avventure, aggiungendovi alcuni componimenti di clata posteriore), ral'prèsenti senz'altro un esempio di questa poesia colta e riflessa, ri– dotta al suo brivido essenziale. Permane anc6ra nel suo autore quell~\ fiducia nel clato autobiografico che, in mancanza di un « mondo » poe~~, tico riconoscibile e caratteristico, come quello che si riscontra in altri~ lirici contemporanei, gli è necessaria a sostenere la commozione del canto. La sua lirica sorge dunque sul terreno dell'autobiografia, come reazione e consolazione ai casi offerti eia una vita monotona e dispersa, in perpetua ricerca d'un significato che la giustifichi, e in cui sembra a volte riflettersi la desolata insensibilità della macchina cosmica. At– timi di sommesso soliloquio interiore,· ove là speranza si alterna alla disperazione, la rassegnazione all'inquietudine: .Poesia d'occasione, in– somma, sebbene l'occasione vi resti il più delle vo te anonima e in– confessata. Ma è proprio in quel suo accent'o di dolente esperienza umana ch'essa si risolve e si giustifica anche nei tratti dove il tono rimane generico e impreciso. Accento .di vita sofferta per cui finiremo col dar ragione all'autore allorché, in limine libri, ravviserà nella sua spoglia e sacrificata poesia i segni d'un destino necessario : Dal mio morue alla coonune vita io mi rilevo infantilmente nuovo : forse la mia ventura è appunto questo metro dolente e affaticato ch'e&primere mi provo . .Si leggano Ombra di giunco, Autunno, La tomba verde, Pazienza, Allegoria dell'amore, Da riva. Sono, con qualche altra, le liriche più genuine, quelle in cui' l'aderenza del poeta al proprio sentimento più delicato e :flessuoso si mostra appie;no. In esse il Grande, attenendosi al movimento della prima ispirazione, per cui la figura del verso sembra identificarsi senza sforzo col respiro della voce che lo pronuncia, attinge ad una sorta di gracile perfezione musicale. Le clausole riflessive si risolvono senza distacco nel motivo sentimentale da cui derivano, acqui– stando così anch;esse puro valore d'immagine e di musica: Son fallae <i.le gioie che t'allettano da riva, e f01 'se è colpru darsi in dono BibliotecaGino Bianco
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