Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
738 U. Ojetti e tre anche se condannati all'articolo quotidiano, orgogliosi della pro– pria 'cultura letteraria, delle proprie amicizie e preùilezi_oni letterarie. Immaginare un articolo loro sulla prima colonna del Corriere della Sera era come immaginare la fontana di Piazza Navona, tutta scrosci, brilli e capricci, in piazza della Scala davanti alla compassat3: fa?brica del l'iermarini. Lei poi era, per noi giovani, l'amico devoto eh G10sue_O~r– èucci quello che poteva avvicinarlo quando voleva, che conosceva i pic– coli s~greti della sua vita, pronto a sposare non solo gli odi di lui ma an– che le antipatie. E che ella, taciturno com'è sempre stato, quasi mai ce ne parlasse, questo aumentava il nostro rispetto per quella sua fedeltà. Noi, s'intende, s'era per Gabriele d'Annunzio, ma a dannunzieggiare sui giornali presto ci s'accorse ch'era come indossar la marsina per andare a vogar giù pel Tevere. Così ci si tagliava in due : nelle novelle e nei romanzi, si mirava al d'Annunzio; negli articoli, quando si poteva, al Carducci e, i più cauti, al Martini: insomma, scrittol'i a fette. Ohi mi guarì, fu proprio lei, con una pazienza inesauribile. Quando l'ar– ticolo era tutto da rifare, la messaggera era Febea la quale, per merito dei capelli bianchi fin d'allora o incipriati, ci parlava maternamente: - Non v'inalberate. Gigi assicura che le stesse cose le potete dire in una colonna invece che in due. - La massima del Canlucci, adesso tema d'esame anche nei ginnasi, che chi dice in venti parole quel che può dire in dieci, è un uomo capace di male azioni, allora era nuova e, ai nostri s·tomachi dilatati dagli aggettivi dei dannunziani, -indigesta. « L'anima di lui era sempre affettuosamente aperta alla giovinezza», ella dice del Carducci : ai giovani, s'intende, che possedessero qualche altra quàlità · oltre quella, involontaria, della giovinezza. Questa dote è stata anche sua, caro Lodi, e a me è venuta da lei, ché i direttori di giornali o di riviste impazienti o sdegnosi davanti ai nomi nuovi mi sembrano simili ai nuovi ricchi che vogliono fabbricarsi in un mese un parco annoso tra– piantandovi a qualunque prezzo alberi vecchi: ogni mattina nei filari si trovano un morto e un vuoto. Ho detto che allora il miglior giornalismo di Roma e di Napoli era d'assalto e di critica. A leggere adesso nel suo libro con quanto poche migliaia di lire si fondava, in due stanze e con due redattori, un gior– nale, e a pensare al grande foglio in cui ho avuto per tanti anni la fortuna di lavorare al sicuro, m'avvedo che nei loro giornali era ancora un riflesso di quelli del Risorgimento fatti per un uomo o per un'idea e pronti per essi a morire. Certo tanta abnegazione, poiché l'unità era raggiunta e ci si era seduti in Roma, era giù di moda e la lotta politica ridotta alla gara parlamentare ; ma il, tono era anco;a quello e da Cri– spi a Zanardelli, da Minghetti a Fortis, da Imbriani a Nicotera molti dei capi superstiti erano usciti dai tempi eroici delle guerre ~ delle congiure, ancora cogli stessi fulmini e lampi d'ira e d'odio che il gior– nalismo rifletteva alla meglio. Ma intanto, proprio in quelli anni stanchi, noi giovani vivendo ac– canto a loro ai:ziani abbiamo ~mparato ad avere l'orgoglio e la fede della no~tra p 7 ofess~one e a non st~mare coloro che se ne giovavano ·pei loro fim particolari: questo per diventar deputato o consigliere; quello per aumentare la sua clientela d'avvocato; quell'altro, nella chiusa car- Biblioteca Gino 8 neo
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