Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Gente in Aspromonte 575 cosa faccio io per i pascoli quest'amno? E che do da mangiare alle bestie ? O fuoco che mi brucia, o danno che mi rovina !_ - I pastori arrivarono dlicendo che avevwno potuto salvare il bestiame portan– dolo dall'altro versrunte, che ililutilmente si erano opposti al fuoco : e che la montagna ardeva come Ulll braciere. Egli, afferrato al pairrupetto della terrazza, ad ogni lembo di terra che il fuoco inva– deva gridava come se la vedesse sp:vof.ondare. Sul crinale del m001te i ragazz.i .videro crollare la processione d'alberi che si staccavano nel cielo e intorno a cui avevamo famtastica·to come di giganti. Il signor Filippo usci, seguito dia pochi servi e pastori, si fece issare su un mulo, e prese la via deil bosco. - Lo spengo io! E me !Ile ricorderò di quelli che non mi banno voluto dare aiuto. - Ma a mezza costa il mulo nolll ipoté più proseguire, ed egli, ilil testa ai suoi uomilili, aff:vontò la •salita .. Si sentiva l'imminenza delle fiamrme come un alito stranamente odor,oso. Le foglie degli alberi più 3ontani si accar.tocciavano e si mettevamo a tremare come creature. Più lollltamo, tra la foschia del fumo, splendevano vel'di e abba– glianti alcune querci oome :iin un teatro, ma improvvisamente av– vampav·ano COilluno ,strepito di fuoco d'ar,tifizio. I pastori, coi piedi e le mani e il viso coperti dli stracci, fra cui solo gli occhi si aprivano un varco, fecero a oolpi d'accetta certe grandi ,scope dì rami verdissimi e oomiinciarono a battere il fuoco oome si brutte il grano, cercand,o di soffocare le fiamme più vicillle. Era notte ma ci si vedeva come davanti a un forino. Si sentivano lontani i muggiti e i belati degli armenti irn fuga, e fra ill crepitio delle fiamme che era come un gra1I1vento impetuoso, le voci dei pastori che gri– davano pal'ole incomprensibili. Nuovi l'ami verdi sostituivano quelli oon cui si ,picchiava il fuoco e che a loro volta minacciava!Ilo dli ililcendiarsi, fila i lentischi là in mezzo e i ,pinastri sembrav·ano se– gnare plllllto e daccapo aggiungendo le fiamme loro veloci a tutte le difficoltà deil fuoòo, come colate d'olio bollente. La notte era lunga, e il calore accumulato nel giorno faceva correre per Il'oriz– z-oote lunghi lampi. UIIla voce si avvicinò distintamente e disse : - Duecento pecore .SOID:O precip,itate in un burrone. Qualcuno ci si è parafo davanti e le ha spaventate. - Ora pareva di vedere quell'ilildividuo agitarsi fra le fiamme con UIIl forcone, saltare come una salamwndra. Era invece iil signor Filippo che grid'ava aiuto, e si era spinto troppo avanti. La Pirria sembrava essersi messa ilil festa. Aveva cominciata-la gionnait~ cicalamdo con Ledoillne, e invitando le più povere a venirsi a prendere le brode del giorno avanti per i maiali, e le scorre dei :fichidindia. - Oggi è la festa mia - diceva. Dopo mezzodì alcune ,per.soineoon un tamburello e la zampogna si misero a suonare sulla piazza, e balilavano. La Pirria si godeva_ lo spettacolo alla fillle– &tra. Da una fi1I1estra all'altra le dlonnicciuole si domrundavano BiblìotecaGino Bianco

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