Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Gente in· Aspromonte 573 si, Jìnalmente ci avete· fatto le carte! Ora oomaindiamo 1I1oi.Via, signor Oamil1o 'Mezzatesta, nel covile, fra i porci. - Mi cacciate da casa mia? - Vi cacciamo dal vostro palazzo. Via nel porcile. E anche tu, Pirria, rilllgrazia,ci se ci dimentichiamo dli te. - Erano pl,'oprio tre diavoli daillllati. lil sigmor Camillo fu davvero caociato nel porcile e soltrunto l'anima benedetta della Saveria lo ha tolto fuori e se 1o tiene in casa, e ieticano tutti i giorni, perché il Lisca non vuole che mamgi a tav,ola con loro. Il signor Camrnio, quello che Ullla volta, quando passava tremavano tutti! Ma lllOIIl è il peg– giore, ed è più .stupido che cattivo. Il suo so1o torto è di aver vo– luto bene a quella donna e di non avemè potuto fare a meno. Ma lei ullla casuccia se la è tenuta da parte in •piazza, e vi si è rifu– giata e grida tutto il giomo. Eooo come oomimciavano loro; dando - fuo,c,o-alla v,os;trr,a stalla. Il sign,or FililPipo Mezzatestia, ,quello g,rosso, qll.13,Il,do l seppe, si stava spa,ooamdodal gran ridere. - Om vedremo che forà lo Zucco1I1e,. - ha detto. M,a anche me la sorte ha voluto punire. La Pirria, messa fuori in quel modo, venllle giù al giardino, e .strappandosi i ca- . pel[i, disse al figlio : « Tu lllOn mi d 1 ai più rpace, ma ora ti levo la tua. ·Alllche la -Schiavina, la tua amante, è figlia mia. L'ho fatta ool :mulattiere che morì cinque amni fa, lo Stamg·a. Ora spòsatela, la tua sorellastra)). Io volevo morire e mi buttai ai piedi di An– dreuccio dicendogli che mi :fi1nisse. Mi disse soltanto: <<Va', e non ti far più v,edere )). La Schiavina sbocoo1I1ccllava un pezzo di pane, e pialllgeva si– lenziosamente, e le lagrime gli facevamo salato quel pane. XIII. Era ooa lll,Ottesenza lullla, oon un debole lume di stelle, piena tuttavia di rumori, di passi, di canti lontami. Le porte si erano chiuse, all'ultimo barlume di luce, e quaJlcuno stava alla fi1I1estra, nel buio, a respirare il fresco che sc~mdeva diai m01I1ti. O forse era soltanto l'orcio dell'acqua, che prendeva il sereuo deHa notte. Ed eooo che in quel buio si levò una voce, alta e potente, che ve– llliva daJlla cima del e-olle soprastante il paese. Arrivava distinta come quella del banditore, scendeva, a, larghe spirali su quel buio d'uomillli, e le parole ben sillaibate si ricongiungevano illl U1I1 senso mera viglio so. . - O gente! - òlùoeva quella voce : - O v,oi tutti che siete po– veri; che soffrite e che vi arrabbiate a vivere! È arrivato il giorno in cui avrete qualche poco d'allflgria. Lfl vostre miserie [e di– menticherete, perché -sta arrivando il carnevale, sebbellle d'estate. BiblìotecaGino Bianco

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