Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Gente in Aspromonte 571 uomiJni certe v:olte mrunifestano i.In questo modo ill loro rumore; certe volte la prendeva per i capelli e tirava, certe volte la graffiava. Ohe ci volete fare ? Qu.8JI1do uno vuol bene. Poi uscivà, inforcava iQ suo cavallo ,grigio e si metteva a vagare di qua e di là, c,ome se avesse sette spiriti in corpo. Da quandlo aveva fatto il soldato e aveva vissuto nelle città era divenuto oosi- strambo; Portava quel cappello nero e t01I1doe sembrava bello. Ma 8Jllche lei era stata bella. Non la <1ovevanoguardare questa sera. Del resto se la rioor– davano. Lei si imetteva a cercarlo di qua e di là, dom8Jlldando aJlle donne che passav8Jllo se lo avessero veduto, perché aveva paura che oommettesse qualche cattiveria e magari ne buscasse. Si metteva a correre per i p,rwti e per i boschi, guardando d'appertutto se scorgesse la gran tesa del cappello nero. Ma nessuno le rispon– deva e le valli e i boschi si prendevano gioco di lei simulando le apparenze di lui, e èerte volte i corvi dietro le fratte simulavano il suo cappello nero. Era innamorata. (Diceva la parola innamo– rata c,on un vago ac,cento buffo, come una parola più forte di lei, e che le avesse fatto del male). Si metteva a frugare fra gli olean– dri del torrente, convinta di scoprirlo come lo scoprì una_ vo[ta oon una dJonna e si presero per i capelli. No, non era fedele. Ella spiava anche le donne che si avviciJnavano al mulino ool carico di grano, ._e certe volte si voleva accertare che non fosse una finta per poter inoontrare Andreuccio. Non capiva nulla, e la vita [e pareva piena di tradimenti, di appuntamenti segreti, di oose che non capiva. E così le ap,pariv8Jllo le fratte e le piante quando agitano le cime oome se qualcUlilo fosse là dietro. Le farfalle si riJncorrevano di qua e di là e le sembravano ambasciatrici di qual– che appuntamenito segreto. Qurundo lei-passava, le donne la fissa– vano ooi !loro occhi lucidJi e immobili e dicevano par,ole di ftiooo, Allora ella ,si metteva a inveire e domandava che stessero a fare là e che cosa aspettassero. Certo che anche lei era pazza, perché aveva fatto cose da favole, e peccati. Ma lo faceva ,perché egli le aveva raccontato di cose che aveva vedute o lette in città. l;,o au:nava. Davrunti al1a ca-sa c'era U1I1 boschetto folto di rose ed essi vi si rincorrevano qu8Jlldo c'era la luna. E poi cercav8Jllo i luoghi sellvwtici dove c'erano piante strane di fiori grQssi che sembravano avvelenate, cose d'un altro regno. Li conoscevano insieme, special– mente a primavera, qu8Jlldo certi spiazzi segreti fioriscono e nes– SUlUO lo ,sa. Egli guardava come un padrone lei che per piacergli si metteva a ballare sopra quei fiori, e èlliceva che gli pareva di essere in un libro. E poi c'erano le ombre blu dei boschi, le fonti segrete dove nessuno vi beve, che naSCOIIlo diverse ad ogni estate, e gli occhi laiscivi- dellle capre, e quelli att01I1iti dei buoi, e tutto il mOIIldo8Jllimale che guardava come se fosse abituaito alle appari– zioni misteriose e agli spettacoli che nessun sogno riusciva a fin- Biblioteca Gino Bianco

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