Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

570 C. Alvaro Mi hai fatto paura. Che ti succede ? - Era pallido, emaciate, e si Tegg,eva,ap,pena. - Perdonatemi, pl3Jdlre,perdonatemi, mwdre, -. perdonatemi ,tutti perché so1110 tnnocente. Del resto, mi vedete? - Apri Ile braccia ,sul petto scarno. - No111 posso vivere più come vivo e non r.esisto. - Volle ibere nell'orcio e disse: - Com'è buo111a, quest'acqua! - Ora gli sembrava di sentirsi meglio e che avrebbe potuto resistere ancora lontano. - Mi hanno licoo.ziato perché 1110n p-otevo lavorare a,bbastrunza. Non resistevo e stavo sempre ma– lato. Io lo sapevo che 00s' era: debol~zza. .Sono trunti ailllli che faccio ques,ta vita. Come può campare di prune -solo uno che la-· vora ? - I ragazzi muti gli stavano attorno. Poi venne la cena. La madre diede runche a lui una fetta di prune, e U1I1amanciata di fichi secchi più grossa delle altre. Stavano seduti intomo aJ. fooolare freddlo e si sentiva ùome masticavruno. Poi, raccattrundo le molliche fra le pieghe della giacca, l'Antonello disse : - Come è buono fil prune nostro. Seintivruno il giorno crescere e scemare, poosando ognuno i111 siloozio la vi>ta passat8ì e oereando _una strada nell'avveni_re. Poi una voce chiamò l'Argirò dietro 11aporta, una voce di donna che pareva quella d'un angelo venuto improvvisamente a I,>Ortare u111 0001siglio. XII. Era una persona che non si era mai fatta vedere là dentro: la Schiavina. - Ma tu inon ,sei a servizio dell' Andreuccio ? - Lo ero, lo ero, comare mia. Lasciatemi d[re, e datemi da bere U1I1 sorso d'acqua, per l'amor di Dio. Sono da U1I1 pezzo abbandonata i!Il U1I1a baracca fuori dell paese e ness.uno mi guarda dacché ho lasciata quella casa. Figuratevi che non avevo la forza né il ooraggio di andarmi ad attingere un orcio d'acqua. Voilevo :morire. Ma poi, lo sa.pete oome succede, u1110 si pente e· si difende. Ohe gente cattiva che c'è al mondo, e 0ome il ]Ji},OIIldlo cambia. Qualche oosa ha da succedere di certo, perché. cosi è troppo, troppo anche per dei lupi. M;i·guar– date? Non mi ,si rfoonosce più, no'n è vero'! Ah, benedetti voi cp.e mi avete dissetata, ~ avete- fatta quest'opera di carità. E ne ho trasportata di acqua fresca nella mia vita! Poi si mise a raooo111tare. Si. Ella si era messa coll'Andreuccio, o il Pretino, oome lo chiamavruno. Prima oòme ,serva, poi, i111 U1I1a casa vicino al mulino . . ' dove VIvevano insieme. Lei era orfana, fra mille tentazioni, e ci era oascata: era il meno peggio, e poi gli voleva bene. Qualche volta la Jt.icchiava, ma lo sa,pevruno che lui era mrunesco, e gli BibliotecaGino Bianco

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