Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
564 O. Alvaro Ulil laghetto finto,. dove c'è un uomo che pesca. Fanno la grotta che seJnora vera, la stalla,, la fo1I11Jame1la e tante belle cose ..La 1I1otte di Nafale, che gioia, giocammo a tombola fino alle nove della sera. Io ho vinto un so1do; alle iilove andammo a vestirci, e andammo in cattedrale dove si disse la Messa e a mezzanotte precisa si svelò i[ Brumbino che era grande iilella sua culla dorata. Alle due andammo a •dormire e dormimmo fino aJlle otto . .Spero ,sentire se Antonello lavora e se il Pretino lo passa. Ih, lavora Antonel1o, sai ? Ti mamdo un fiore, Ulil altro al,rpadre. E la madré e i frwtelli Srunto e Ciro? Egli dlovrà parlare, e runche Ciro, e vorrò sapere che qual– che gior!Ilo impa:rate a parlare. Vorrò sentire all'onomas:tioo mio che parilano. Tutti siano occupati, e i genitori godruno il frutto delle loro fatic_he saporitamente. Ci ho una figura di San Betne– detto. Vi bacio la mruno, bacio Anto1I1ello, ·Ciro, Santo, le zie, lo zio, il non1I10,la oomar-e, il oompare e auguro, a ,tutti mille e dlué– mila amni di felicità salute e pa.ce . Il vostro Argirò Benedetto. Sancta Maria, ,prega -per me ac fam i[iam meam>>- L' Argirò andava in giro eo!Il lettere com~ queste, che si gual– civano nelle sue tasche. I1I1oltre, per prepararsi alla venuta del , figlio, si mise a frequentare la chiesa quamdo p,oteva, e la dome-, nica cantava accanto all'organo, ri:nunziamdo al via,ggio. Ma iilll-· percettibilmente nessmio lo potè più soffrire. Si trovò solo senza potersi ,spiegare Ila ragione, solo e scansato da tutti. I1I1utilmeinte cercava di attaccar discorso : lo sta,va,no a ·sentire UIIl :poco, :poi ci fischiettavaru.o sopJ-a: « sì sì)>, e gli vol,taviano le ,sipalle. Tomò iirn– peroettibilmente a ur11animo fanciullesco, quando cLsi vuol roo– dere CO!Ilto di tutto· quel1o che ,si vede. I ,suoi viaggi diventavano più lùnghi perciò: con la -lente che -si accostava a un occhio si fermava a osservare ],e novità, la macchina de[ fotografo _ambu– lamte, il fuoco che accende lo zingaro coi due mantici, che muove alterlilamente oon ambe le braccia, come due fisarmoniche da cui no!Ilirieiscea oavare neppure una norta, e gli orci del va,s-aio-e i pesci del mercante, senza corruperare mai niente, e semrpre ostinatamoote attento a chi inc-orntra.vae dove si fermava . .Salutava tutti i fore– stieri che _illlcontrava sui muli o nelle ,piazze perché voleva discor- .rere, e .alla fìlile faceva sapere che. era ill padre di un ragazzo che studliava per prete; IIlOIIl perché lo vedessero così povero. Era come se stesse ,s0Jllfprevicino a quel ragazzo. Le stagioni gli tornavano alla mente e al cuore coi loro giochi, la trottola in autunno, i giochi al1e noociolilll-ed'i1I1verno, i pifferi i!Il 'fehbraio, il gioco degli aliossi ilil aprille. Le. gram.di stagioni dei ragazzi. Era capace di girare ima giorn'ata per. trov are· quell'osso della giuntura della za..mp,adegli agnelli, con cui si gioca dopo averlo ann~rito booe e lustrato. Glielo avrebbe spedito, perché giocasse. Tutto era dive– nuto per lui favoloso e immobile come ilil u1I1'infa,nzia: gil'ililsetti- Biblioteca Gino Bianco
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