Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
I Il pessimismo di un apologista cristiano 545 agli stimoli del <fusiderio e senza. speranza di premio condurre un tanto tra.vaglio fimo al giorno della estrema dissoluzione)). Amobio non ,consente dunque che l'atto della virtù e della sapienza sia in sé e per sé produttore di piacer-e: c·he il momento stesso della ri- ,,.. nuncia a una gioia c,omune per una gioia -privata ,assolva in sé com– piutamente ogni oompenso : e che l'uomo debba e po.ssa purificare e fortificare la sua vita mortale al oospetto stesso della -morte. La morale di Arnobio è la moraile della com.pe :Q.sazione: quella fon-– dament-almente cristiama, che .preélli.oala rinunGia ai beni della terra per ottenere quelli del cielo. ·Combatte ad aDmi ugualli, questo pessilmista misantropo, oootro la società ch'egli aborre: opponendo alla banalità che afferma il paradosso che nega. Alla menzogna c,onsueta .che attribuisce alla totalità del genere umamo le doti della pietà,. della intelligenza e della coscienza egli risponde col paradosso ·che proclama l'uomo . un essere bruto, come le bestie, peggio delle bestie. Alla ridevole opinione che vuol donare agli uomini gen-ericamente. le facoltà in– tellettive e 0reative c,onoesse solò ad alcuni, contrappone la bestia– lità dei moltissimi ai quali il bastone è più eflkace del maestro. A quanti potevano osservare che ci sono pure nel mondo uomini· buoni sapienti e giusti, domandava: quot S'Unt? (II, 49). Già: quamto poche .sorno le eccezioni! Ma in quelle eccezioni non si aooorgev0i che era il mistero e l'essenza profonda della uma– nità; non si accorgeva che in nome dell'umamità la lagrima di un solo uomo si può contrapporre alla ferocia di un milione di uomini : e che la frase di un uomo solo può essere più luminosa di mille giornate di sole; e dimenticava pure quanta luce di verità sia pos– sibile suscitare anche rnell'animo più ottenebrato. ADnobio _n,on è il primo scrittore che denunci oon tanta ama– rezm e vastità -di corndanna le opere .degli uomini. Seneca aveva definito la società umana un consorzio· di malfattori, e Oipriano, il ,santò vesoovo e martire dell' Africa, nell' opuscolo a Donato (6, 13) oon fam.tastioo espedieinte aveva voluto mostrare tutta la reale ign-ominia degli uomini operosi sulla terra. Difendere la vita sociale da questa condanna e da questa maledizione è solo una co– m.oda o una soonsigli,ata m.enzog,na: e IIìonc'è oosì cupo pessimismo che non possa più ,ancora 0,scurarsi al oontatto degli uomini. Ma è da vedere se la umanità, com.e elemento squisito e intraducibile di distinzione spirituale, non sia da ricercare nell'individuo piut– tosto che nel gregge degli uomini. Qùot sunt? Quanti sono gli uo– mini ecoeziona-li ? Dieci, venti, cento ? Sono, foDse; più numerosi : ma non irmporita; brusterebbe uno solo ,a fare dell'uomo l'essere più mi– sterioiso dielll'univeTso. Nessuna cosa è tanto lonrtana da un'alitJra cosa quanto l'uomo dall'uoimo : e in questo spazio tra l'un,o e l'altro è aipp.unto il mimoolo e il ,segreto inesplioabile della nostra. esistenza. 35. - Pegaso. BibliotecaGino Bianco
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