Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
• I 544 O. Marchesi Parre~be uno_ gnostico, Arnobio: un intellettuale eretioo cri-. sti3Jilo : ma non lo è. Egli è ancora illl tutto il possesso della sua ra– gione, che non è profonda, e della sua dottriina, che non è grande, per combattere e per abbattere la vecchia e ormai crollante impal– catura ·,pao-aha· ma no!Ilha ra~fo!Ile e cultura sufficiente a oostruirsi o ' o una dottrina cristiana. La sua ,è una oostruzione mozza, sg3Jilghe- rata e precipitosa oome di chi opera nel buio e vuole uscire alla, · luce. Quel suo uomo della caverna è un'assurda fantasticheria: è Fannullamento dell'homo naturalis cui egli credeva; ima ·oosì egli òombinava la scatola di carne per- distruggere l'anima di Platone; così, rinchiudendo il oorpo umano in una caverna e sbarrando ad esso la via dei sensi, egli intendev,a provare l'anima umama cui apriva ilevie del cielo e rendeva la libertà del rioordo. Era una confu– taione grossolana, e :fiaibescàdel problema; era la voce del senso. comune ,portato al più beffardo e presuntuoso semplicismo : quale poteva uscire dal materialismo visionario di Aro,obio. Ché egli è veramente un materialista n,el concepimento della vita umama, e rispetto ai prob[emi dell'universo un visionario che rinùncia a iinda– gare come uomo iill quanto ricO'llosce che Dio solo sa, e in Dio solo .crede. Dur3Jilte la crisi intima che lo travagliò e lo travolse nella maturità della vita, ,egli ,si ,sentì come rigettato iindietTo dai suoi aJltari pagani. Là si accostav·ano, adoravaino, sacri:fioavano uo– miini vili, ignoranti, ingiusti, scellerati : in nome di quei rnn:ni, presso quegli altari, si compivano opere pazze e malvage. Quando un disgusto ci prende degli uomiini, quando una luce ci illumina sulle opere deUa vita, il luogo dla cui più si rifugge è il luogo dove più si mentisce; dove più vergognosamente ,si trucca la coscienza per attingere potere e dovere al compimento del male. Quel luogo è il tempio innalzato ,daJ.l'uom10 potente al 1suoDio. E .Arm.obioprus,sò agli altri altari, oscuri e nasoosti, presso cui veramente si sperava– nella vita eterna e si moriva per questo. Prima del cristianesimo non sapremmo dove trovare un porto a questo inquieto retore africruno. La :filosofi.aamtica gli offriva bene i suoi approdi: e ad Epicuro Ar1nobio si accosta più volte. Quanto egli dice sull'incivilimento umano è lucreziano, qu3 Jilto egl i- pensa dell'uomo è in parte lucreziano: ma nell'epicureismo m.on sarebbe stata la sua salvezza. Epicuro gli avrebbe iludicata a suprem a oolll– solazione la morte : che era invece il pensiero disper,ato della sua. vita. La certezza epicurea della morte annulla, .secondo Arnobio (II, 30), la ragione stessa del b:ene ed estirpa la radice di ogni norma morale. « Se le anime vanno, come dice la sentenza di Epi– curo, alle porte della morte, non c'è nessuna ragione di purificarle 00111 la sapienza : perché, se insieme ool corpo perisce e si estingue la loro vita, no111 solo massimo errore ma stolida cecità sarebbe fre– nare gli appetiti, costringere la esistenza nelle angustie, resistere / Bibl.iotecaGino Bianco.
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