Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Il pessim-ismo di un apologista cristiano 543 ornarsi di gemme e di perle, di tingersi col belletto, di ombrarsi gli occhi oon la fuliggine ; gl~ uomini di arrfociarsi la zazzera coi calamistri, di lisciarsi la pelle, di am.dare a ginocchi nudi, di de-· porre il vigore della virilità per assumere mollezz.e e lascivie ,di femmina. Se voglion divertirsi e celebrare U!Ilafesta han bisogno di saJOgue: di entrare negli anfiteatri e vedere uomini ammazzati da altri uomilili o sbraJOati da belve feroci; di entrare nei macelli e dispumarsi, come fMlllo gli avvoltoi, a pezzo a pezzo, Je car'llii.e · 1€ viscere di poveri animali straziati. Così è l'uomo (II, 46) : cosa misera e infelice : condannato a dolersi della propria esistenza, a detestare la propria condizione, a intendere di essere procreato per questo solo motivo, perché 111el mo1I1do ci fosse sempre materia di male e la crudeltà avesse sempre le sue vittime. "' Ma, si osserva, non tuuti sono cosi : ci ,sO'llo uomini buoni, giusti, sapienti. Ci .saranno, risponde Arnobio (II, 49) ; ma qurunti.? Uno, due, tre, quattro, dieci, venti, .cento : numerabili e for,se no– minabili tutti. Ma il gooere ·uimaJOo non si misura 111é 1 si giudica da un manipolo di uomini buoni : un uomo malato in tutte le membra e urlante di dolore 1110n si direbbe sano perché ha U!Il'unghia .sola che non gli fa male, e il mare resta salato se ci avrai messo alcune· stille di acqua dolce, e la terra non è d'oro perché sulla verruca di ·un C()lllesi trovano alcu111epepite. E qui viene il punto capitale, la do ,mam.da che dà 1o smarri– mento (II, 37): che mgione aveva Dio di creare q uest'aJOima umaJOa dima e inwnortale per mandlarla ad rubitare nel corpo umano « tra il :sangue e il catarro, tra questi otri di sterco e di orina)), soggetta alla sofferenza di tutte le p;ass1oni e al compimento di tutte le i111famie ? Ohe ragione aveva Dio, sommo bene e sommo benefat– tore, principio e ragione di tutte le cose, di creare questa gara tra il male ed il bene, tra la luce e le tenebre, tra l•aempietà e la fede? Che ragione aveva Dio di volere questo drrumma mortale nelll'uni– verso da lui creato e di scegliersi a unico protagonista tra gli ani– mali viventi U!Ilessere sciagurato che nulla sa e nulla vede e tutto presume dli sapere e di vedere? Perché con l'uomo Dio ha creato 1a cecità, l'orgog1lio, ]a miseria e il delittq? Forse per il crudo pia– cere di condannare alla ,morte eterna gl'in:finiti peccatori e di chia– mrure alla vita eterna i pochi illluminati diaJ.la sm luce? E cooo è ve– nuto a redimere il Cristo? La creatura di Dio stesso? Non è as– surdo che il sommo creatore debba redimere la propria creatura.i che nulla gl'impediva di mantenere pura e incontaminata? Il Cri– sto è venuto a redimere la creatura mortale di un'altra creatura immortale; è venuto a salvare il maligno frutto di una potenza celeste che ha fabbricato l'uomo, :mimale tra gli animali, dotaJO– dolo di 'lln',amia:n,a, di medi,a qualità, ca,pace di perdizione e di salute. BibliotecaGino Bianco

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