Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Il pessimismo di un apologista cristiano 541 verso e la' parentela nos.tra con Dio. l\f,a poi, perché gli uoniini? Quanti -sono 'l).el,mondo gli -scienziati e ,gli artisti? Perché il genere umano deve essere rappresentato da poche persone ingegnose e non piuttosto dalla enorme maggioranza di igrnoranti e di sciocchi ? Se le anime venissero da Dio, ·se dalle anime fosse illuminata la nostra vita : ,se sapere, - come dice Platone) -=- è rfoo['dare : se kl, nostra coooscenza è reminiscenza dell'aillima nostra, noi t~tti do– vremmo sapere le stesse cose e alla ~tessa manier,a, e ,avere i mede– simi sentimenti e le medesime opinioni: e non ci sarebbe secolo ign!l'ro di arte ,alcuna. Qua 111oi abbiamo appreso tutto, a poco a poco, stentatamente, qua, sulla terra, costretti dalla nostra neces- sità: e noo abbiamo portato nulla dal cielo. · Poniamo un esempio (II, 20 sgg.). Immagini,amo un luogo tutto chiuso scavato .nella terra, abitabiile, a guisa di covile: dove non sia nè il freddo dell'iinvei·no nè il caldo dell'estate, ma una tempe– ratura moderata. Nessuna voce giUJngalà dentro nè di bestia nè di uomo: nessun rumore di tempesta, nessuin fragore di tuono. Si– lenzio immoto. E niente luce viva inè di fuoco nè di sole: ma un che -di opaco, oome di nebbia. Ci siaino più porte cui si acceda. per giri tortuosi: e 1110111 si aprano mai, salvo necessità. In quella vuota di– mora sia posto un bambino appena nato, magari discendente di Pitag,ora o di Socrate o di Pl'atone o di chiunque altro ritenuto, per intelletto, divino e sapientissimo. Abbia la sua nutrice,· che si av– vicini a lui sempre 111uda e silenziosa: lo allatti, lo govemi e lo lasci alla quiete: e dav·anti alle -porte chiuse trascorra i giorni e le notti. Verrà tempo in cui bisognerà sostentare 11 bambino oon più solido nutrimento. La stessa nutrice, inuda e muta, :pr,ovveda il cibo sem– pre uguale, di una sostanza e di un sapore : farinata di migHo o pan di f.arr-o o ghiande tostate nella oenere calda o oocoole selva– tiche. Niente vino: •acqua pura di fonte, possibilmoote sommini– strata nel cavo della mano. Continui a vivere i111 quel nasoondiglio venti, trenta, quaranta anni : poi, a un tratto, lo si oonduca que- · st'uomo della ,caveroa in mezzo agli uomini civili. A quest'essere, ,che ha l'anima immortale e divina e ,onnisciente, domandate 1110- <tiziedi sé, deilla sua vita: sarà 001medO!IIlandare a u:na 1pecòra, a un tronco, a un sasso .. Ignaro del sole e della terra, del mare e delle stelle, delle tempeste e dei sereni, delle piante e degli animali, fra i tanti frutti che ci alimentano nessuno ne t•occherà per man– giare e camminerà fra le vampe perché 1110n sa che bruciano e tra le vipere perché non sa che mordorno: ignaro di ogni timore. Co111- duèetelo quest'uomo, che ha l'anima divina, davanti alle vesti, ai calzari, agùi arnesi di fatica, .di svago, di uso, di lusso: oome un bove o un somaro .o un porco starà inebetito a guardare a uino a uno questi oggetti ignorando a che servan,o : e se sar.à oostretto a metter fuori 1a voce, dalla sua bocca aperta uscirà il grido inarti - Biblioteca -Gino Bianco

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