Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
538 O. Marchesi tane da noi o che ci avvolgooo impal.paibili e invisibili : . a:na quelle che ci sono vicine o sono dentro di noi racchiudono misteri ugual– mente oscu~(ed inespli<-abili: l'odore, il colore, il sapore del]<"cose che ,si attaiccaa10 ai nost•ri sea11si, c•he sono? verché .sono ? Noi igno– riamo noi stessi : la intelligenza umana, se non è cieca, culmina in questa conclusione disperata. Il gioco eterno della congetturia lo esaspera e gli detta memora– bili parole (II, 51, 57) : « Sapere è possedere intimamente quel. che si è visto o si è conoscii1to. Ma il dotto, il sapiente, congettum, non sa,: dove manca l{bcertez,za subentra la opinione, e congettura.ire vuol dire ignorare. Le svariatissime dlottrine sulla 111aturadelle cose no111 possono essere tutte c,onsorti della verità: eppure o gnuna p uò essere sostenuta c,oo validi aDgomenti, sì che in .mezw ia tam.te opi– mio111i d1se,ordi e contrarie •alla realtà, non è lecito veder e òlorv esia il falso: e questo non sarebbe se la curi,osità umana ,potes•se gil¼n– gere a quaJlche certezza e se la scoperta di uno potesse essere con– feDmata dall'assenso di tutti. PoieJ1é dunque 1110n si può avere -la scienza sicura di nessulll'a cosa, è opera stolta .sforza Tsi di sapere ciò che, se Ml.Che è vero, .può essere distrutto oo.me falso o acoott0Jre. per vero quello ch'è un errore o un a;hbag1l fo )). Oltre questa desoilata ,sfiducia nell'opera della ragione, urgeva d'attorno a lui lo spettaoolo della fede cristiana e dellia sua diffu– sione pel mondo. « Trecento a111ni cir:ea, - egli dice (I, 13; II, 5), - e per tutte le terre so1110 diffusi i sacr8Jlllooti di questo nome im– menso: Cristo. Non c'è ge111te c·o.sìbarbara che no111 abbia sentito come mtenerisce il cuore questa fede. Scienziati, dotti, filo1-1ofi. r – cuS3Jllola loro dottrina pe r corr,ere al solo inseguramento cristiano; .servi si failmo martoria.re, coniugi si lasciamo abbandonare, figli si fanno dfisere dare, amzi c he rompere la fede e deporre i saicrarrn.enti. di questa milizia di salvezza : e sono tutti sulla via delle sofferenze e degli odi, ch'è ,1~, via d!ella salute)). Tale era allora lo spettacolo del mondo cristiano. C'er3JIJ.oquelli, i più, che vacilla vano, c adevamo, tmdivamo per debolezza e viltà : ma c'eran qu elli, tam.ti , che resistevano fino alla vittoria, cioè fimo alla morte. E qu am.to p iù aumentavano- le minacce dei torturatori, tanto più cre sceva la moltitudine da toritura,re. « Senzia Dio, - chiede Arnobio, - ci potrebbe essere questa ebbrezza idel srucrificio, questa forza .spirituale che soverchia ogni spasimo· del corpo, que– sta oirmilportenza, del perseguita,to sop:ra il persecutore?)). No: al– lora. Oasi isolruti di ostinate e quaisi incred:ibili resistenoo al do.io.re . ' esempi meravigliosi di for4lzza spirituale, sì: ma casi isol ati, mi- racoli di eroismo individuale, non esempi di moltitudini eroiche. Questa milizia della morte è milizia cristiana; questo esempio col– lettivo di gente che si lascia uccidere per sailvare la propria fede per co111trapporre il proprio sacramento alla potestà della legge; BibJiotecaGino Bianco
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