Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Il Pirata-Centauro 529 Il sopravvenire di Garibaldi mutò le sorti dell'episodio che, co– minciato con i 13 libe11ti di Ortiz, si trasformò in grrunde e san - guinosa battaglia, con 1500 ·uoonillli per ogni lato. Nelle Memorie Garibaldi ac,cenna a questa impresa oon poche e semplici pa,11ole: « Alle Tres Critces ove l'intemerato colonnello Neira, per un ec– cesso di bravura, era caiduto nelile linee nemiche, la legione, che in quel gio,rno stava d i av:an guardia ai di lui ovdirni, sostenne ooa lotta omerica, corpo a oor.po, cacdando gli Orivisti daJle fortissime posizioni, sin-0 all'acquisto d el cadavere del capo di linea)). Parole, ma non particolari in più sono nella redazione Dumas; lllon dispia– cerà quindi sentire il racconto, 0omp1leto di tutti i suoi partioolari, da un testimone di veduta, il Mitre: Il combattimento si impegnò accanito e sanguinoso intorno al ca– davere. Ma nonostante le buone. disposizioni prese da quelli della piazza, la situazione di Garibaldi, che riceveva in campo aperto con un pugno di uomini il fuoeo concentrato del nemiéo, diventò insostenibile. Gli assedianti, considerevolmente rinforzati da forze superiori che dal Cèr– rito erano venute in loro soccorso, si disponevano a dare una carica decisiva. Garibaldi, risoluto a non abbandonare il cadavere, levò in alto la sua sciabola, e alzando con gesto eroico la falda del suo cappello bianco, diede con voce stridente l'ordine di inastare la baionetta. Già da oltre un'ora durava il combattimento. In quel momento su– premo si udi a distanza il rullo rauco e conv.ulso di un tamburo che non si confondeva con nessun altro : era il tamburo della Legione ga– ribaldina che suonava alla retroguardia l'ordine di caricare dato dal suo capo. Un momento dopo la Legione italiana sbucava a passo di ca– rica, e gridando, nella piazzetta chiamata de la Cordobesa) mentre fiammeggiava al soffio dell'entusiasmo la sua ba,ndiera nera solcata dalle lingue di .fuoco del Vesuvio. Simultaneamente giungevano i bat– taglioni 4° e 5° di cacciatori, guidati dal comandante Cesare Diaz, uruguayano, e dal comandante Filippo Lopez, argentino, e un picchetto della Legione argentina con il suo maggiore Giovanni Andrea Gelly. Più di 1500 uomini per ogni lato si concentrarono nello spazio di 300 metri di fronte. Garibaldi, per ordine del colonnello Fa,ustino Velasco, argentino, capo della linea esterna, prese il comando in capo. Il combattimento divenne generale dalle rispettive posizioni. In capo a circa un'ora di nutrito fuoco da ambo le parti, si udi un rullo prolun– gato : il fuoco di quelli della piazza cessò subitamente. Qualche mo– mento dopo, lo stesso tamburo rauco e vibrante della Legione suonava la carica alla baionetta, e Garibaldi, alla testa di due colonne d'attacco che convergevano verso il punto delle Tres Cruces) travolgeva il ne– mico, uccidendogli 36 uomini, e si impadroniva della posizione, ché era la chiave della linea avanzata degli assedia,nti. Nel Cerrito si era anche inalberata la bandiera d'allarme, e tutte le sue riserve accorrevanp frettolosamente al punto attaccato, formate in grosse colonne vestite di rosso, che le faceva spiccare sul verde della campagna. 34. - Pl11aso. Brbhotee,a• Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy