Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Il Pirata-Centauro 17 Luigi Rossooti, ligure, che quattro amni dopo doveva perire mise– ramente in un'imboscata, a Viamoo, e che nel poema è ricordato oon .parole oommosse : Or tra le sa,bbie moventi del Brasil posa la salma inonorata dell'illustre, e appena è Italia conscia di tal figlio. Di altre conoscenze fatte nella capitale del Brasile, e quale vita vi menasse per un aruno e mez~o, fino a quamdo cioè iniziò la guerra di corso per la repubbllica riograndeinse, Garibaldi non dice, né di– cono i suoi biografi. Ee<;o qualche notizia in proposito. Oltre al Rossetti, egli 0001.obbe, e strinse com lui grande amicizia, un esule veneto, Luigi Dalecazi 1 ), veronese, laureato ingegnerernella Svizzera, complicalto nel tentativo genovese del '34, riusci0 a fuggire mercé l'ausilio del console di Francia. I~ra giunto a Bahia nell 1834 e vi aveva armruto nna nave per viaggi di lungo oorso, ed egli stesso ne ,aveva pres,o il comando, oònducoodosi dietro la moglie Emilia; poi aveva trasferito il suo domicilio a Rio de Janeiro. Insomma, uno spirito avventuroso e initrruprenden:te. Con i Da1ecazi viveva, e li seguì spesso nei viaggi, Ulllanipotina della sigmora, Arunita da Lima Barreto, che poi sposò a Calcutta, ID seoonde nozze, l'ufficiale della marina nord!3imericana Thomas Walker, da Boston, e che amcor viva, ottantenne, nel 1900, raccootava al Varzea le ,sue impres– sioni di bambina su Garibaldi, il quale, durante tutta la sua per– ma:nooza a Rio -de Jruieiro, fu ospite ID casa Dalecazi, aJ. n° 7 dellla rue Fresca. La sig~ora Walker ricordava Garibaldi oome un giovane gagliardo e biondo. Differiva, quindi, dalla maggior parte degli italiani e da quanti frequentavano quella casa, anche per la vivace espressione d'intelligenza e per l'aria meditativa. Spesso, in mezzo al– l'animata conversazione generale, lo sorprendevano, indifferente, im– passibile al vociar dei compagni, immerso in profonda meditazione: i suoi occhi, come quelli di un santo, avevano la iillfinita dolcezza della bontà ideale. In questa convivenza quotidiana, e per lunghi mesi, nella casa Da– lecazi, spesso, la domenica, quando si riunivano per divertirsi le ragaz– zine del vicinato, con Annita e con la piccola Emilia, figlia dei Dalecazi, -Garibaldi abbandonava tutti per unirsi ai piccoli, e diventava allora l'incanto di quelle bambine, che, in un delirio di grida e di risate, ne facevano il centro delle loro scorrerie infantili, gli saltavano sulle gi– nocchia, gli rovistavano le tasche, gli arruffavano la barba, gli intrec– ciavano la bella chioma dorata. Egli si trovava felicissimo in mezzo a quella turba di bambini. 1) Cosi nel V ARZEA, ma si tratterà, probabilmente, di un Dalle Case o Della Casa. Vedano gli eruditi veronesi. BìbliotecaGino Bianco

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