Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

A. DoBLIN, Berlin Alexanderplatz, ecc. 639 . I non è abituato a pensare. E un fiero colpo. Ma si riprende. Fa la cono- scenza di un certo Reinhold, macilento Don Giovanni da trivio che gli , dgira le donne di cui s'è stancato, finché un giorno Biberkopf si rifiuta di continuare e mette sull'avviso alcune femmine adocchiate dal -pre– datore. Questi se la lega al dito e il giorno che Franz, trascinato suo malgrado in una delle ladresche imprese della banda di cui Reinhold fa parte,. lascia un po' sospettare ·di sé, quest'ultimo lo butta nell'auto– mobile in corsa. Franz perde un braccio. E un uomo finito. O quasi. Ma Eva, una sua antica amante, lo sostenta e gli mette allato una -sgualdrinella ancor pura di· cuore. Questa Mieze s'innamora di Franz al punto da desiderare che Eva glf dia il figlio ch'a lei non riesce di d;trgli, e Franz, che la riama, sarebbe salvo se non si sentisse- attratto, non da desiderio di vendetta, ma da una specie di misteriosa volontà di interrogare il destino, verso Reinhold che l'odia come si possono odiare le persone cui s'è fatto molto male e che quando vede Franz buttarsi a capofitto, e malgrado ogni proposito di vita onesta, nelle imprese della banda, s'insospettisce, si ripromette di fargli la pelle alla prima occa– sione e intanto tenta di rubargli l'amante. Mieze che ignora ciò che Reinhold è stato per Franz, ma che comunque intuisce in lui il nemico, finge di cedere per sapere, apprendendo i suoi disegni inorridisce, resi– ste e vien strozzata da costui nel fitto di un bosco. L'assassino ha facile giuoco a persuadere Frauz, che si crede abbandonato dall'amante, a ecclissarsi per sfuggire alle battute della polizia che lo ricercherebbe per le passate ruberie e, stornato così da sé il sospetto che viceversa cade sul già pregiudicato Franz, si fa arrestare sotto falso nome perché in questi casi in nessun: posto si vive sic~ri come in prigione. Il risveglio di Franz è terribile, Mieze era tutta la sua vita, e quando ogni tentativo di scovare Reinhold per vendicarsi risulta v.ano, egli si abbandona agli agenti, rifiuta ogni risposta e ogni cibo, passa dalle car– ceri al manicomio e morirebbe d'inedia se qualcosa che è più forte di lui non lo risospingesse dai cimmerii regni della morte alla vita. Intanto Reinhold, tradito da un complice, vien processato, condannato. Franz. Biberkopf non infièrisce contro di lui. Ormai l'uomo che tu ritrovi sul- . l' Alexanderplatz non è più quello di prima. Sa che adesso deve vivere altrimenti. Non ciecamente, ma rendendosi conto delle cose. Non stru– ·mento del destino, preda passiva di tutte le sue tempeste, ma padrone della sua vita, ma uomo tra uomini, creatura tra le creature. Che .avessimo allora a che fare con un romanzo della mala vita ? Sì e no, e in ogni modo esula da qui ogni ricerca d'effetti granguignoleschi e l'ironia straripa. · No, questa non è solo la storia di un «magnaccia» un po' fatale e– dei suoi pensieri pensati, riflessi, coscienti, incongruenti; né quella sol– tanto, esterna, intima, apparente o inafferrabile delle persone che hanno o non hanno a che fare con lui. Se così fosse, avremmo Joyce, e Doblin con Joyce si spiega. ma non si esaurisce, si può confrontare ma non si identifica: l'amaro, corrosivo insegnante irlandese non è proprio il sosia del fantasioso ed arguto medico di Berlino. E non è nemmeno, cotesto roma_nzo, storia di cose, allineamento di cose, linguaggio di cose, docu– mento, vita, nel senso voluto dai fanatici della neue Saohliohkeit. E forse, BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy