Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

638 A. Di:iBLIN, Berlin .Alexanderplatz, ecc. maniera. Aspettate: dall'avvicinamento si può ancora cavar una stilla, minuscola di verità: questo è un libro popolare, i personaggi che l'af– folla,no sono e, per dirla con un francesismo, parlano popolo, y~n~ano popolo, agiscono popolo. Anzi meglio : _son teppa- e 13: mental_1ta .e ,l~ teppa, malefica incongrua e innocente come un cataclisma. D1 dove h ha pescati Doblin ? Presto, prima che ci sfugga,, lasciamo cader qui, ché cade_ acconcia, un'osservazione. Joseph Roth, l'iniziatore più autentico della n'eue Saohlichkei:t. e insieme, ora, il più accanito avversario delle esagerazioni di questa tendenza alle cose che l'arte avrebbe appunto il compito di trasformare, Joseph Roth, àunque, da q.uell' irritato nemico che è di– tutte le male abitudini letterarie d'oggi, se la prendeva di recente contro l'irrispettosa invadenza della critica, e conseguentemente del profano volgo, nella vita privata degli autori. 11 pubblico non legge libri, 1na sa vita, morte e miracoli d'ogni autore che si rispetti. Berlin Alexanderplatz è, per esempio, un grande romanzo, ma non v'è critico che non si senta tentato di cominciar l'articolo dicendo che Alfred Doblin esercita tut- . tora la professione di medico in uno dei più popolosi e popolari quartieri di Berlino. · Figuratevi se a Roth non plaudiamo noi cui dà noia per.fino il più innocuo dei fatti personali letterari! Ma stavolta l'esempio non è stato scelto egregiamente. Poteva star benissimo in piedi nel 1915 quando la ' professione di medico di Doblin non spiegava né il successo né la genesi de' suoi fortunatissimi Tre salti di Wang-Lun, poema accampato in un Estremo Oriente di fantasia; non calza oggi poiché senza l'intimò con– tatto del dottore coi suoi clienti, senza le esperienze d'ambulatorio, seùza le lunghe gite in tranvai per raggiunger il campo del proprio lavoro non si spiegherebbe la conoscenza che Doblin ha di Berlino, del popolo. di Berlino, della parlata di Berlino, dell'anima aperta eppure ermetica di questa metropoli urtante e attraente insieme, caotica e indimenti– cabile, inospite e calamitata e dove per.fino l'arguzia sa di broncio, di ghigno, di macchina e d'esperienza consumata. · Diciamo allora che questo romanzo è il romanzo di Berlino e d'uno• dei centri meno belli ma più caratteristici della Berlino viva l' Alexan– derplatz, qualcosa come Piazza Vittorio Ema,_nuelea Roma ~èr quanto– il confronto regga poco. Ma non c'illudiamo: la definizione resta ancora maledettamente approssimativa. Macchina indietro e risaliamo al sot– totitolo: storia di Franz Biberkopf. Non è tutto, è qualche cosa. Chi è costui '! Uno scaricatore, una bestiaccia, un tale che, per'aver ridotta in fin di vita l'amante, ha finìto ora di scontare parecchi anni di galera. Esce frastornato, disorientato, bramoso e impotente. Con oli uomini ci si intende presto, con le donne basterà battere alla porta della sorella dell'amante, abbracciarla per vincere quella specie di doloroso, vincolo del desiderio, prender di sorpresa, la donna atterrita. E saremo• a posto. Ora Biberkopf si propone di diventare una persona a modo.· Si fa una ·m<?rosa, diventa merciaiuolo ambulante, venditore di giornali nazionalisti, evita gli sdruccioli, mangia, beve ~ ride com'un omaccione– della sua specie. Un giorno un amico, profittando. di una sua confidenza gli fa volar via la colombella per bene che gli si era regalata. L'omçm~ BibliotecaGino Bianco

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