Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
G. BANFI~ Il dèmone custode 635 giungo, che, non essendo letteraria ma di temperamento, non potern smentirsi; poiché essa fa -tutt'uno, com'è evidente, col s9-o spirito ar– guto e bonario di lombardo campagnolo, e dà alle migliori pagine di questo libro un lume di riposatezza idilliaca, intenerita nell'intimo da affetti semplici, familiari e gentili. G. TITI'A ROSA. S·rnPHEN PoTrER, D. H. Lawrenoe, a first study. - Cape, London, 1930. s. 5. Appena pochi giorni dopo la morte di D. H. Lawrence, questo libro fu annunziato come la prima biografi.a e come il primo libro critico d'in– siem~ sul tanto combattuto e compianto scrittore. Apparso il libro, apprendiamo che esso era stato meditato e pre– parato prima che il Lawrence morisse e vediamo che si tratta di uu esiguo volume dal sottotitolo modesto di « primo studio», conveniente a spiegarne, se non a scusarne, la disorganicità e la frammentarietà. Generoso nell'intento di cooperare ad abbattere quella barriera ch'egli ha sentito esistere tra il Lawr~nce e i suoi lettori, una barriera formata di preconcetti e di pregiudizi da pàrte dei lettori e di torbidi dottrina– rismi da parte dello scrittore, il Potter non ha avuto la costanza o il tempo di coordinare e di svolgere le sue osservazioni e le sue conclusioni sulla filosoga e la personalità del Lawrence; cosi che certi «motivi» essenziali e quasi ossessionanti di questa filosofia f di qu~sta persona– lità, quali ·sono stati espressi specialmente nei romanzi e quali il Potter li coglie e li isola-,. ricevono qui soltanto delucidazione sommaria e marginale. I «motivi» dell'antagonismo al mondo ambiente, della lotta dei sèssi, del dio oscuro che dentro ogni umano tien desto e fa esplodere il flusso vitale fuori dalle incrostazioni delle abitudini e delle conven– zioni dell'immedesimazione coll'umanità e la natura non per mezzo della intelligenza, ma della sensibilità urgente e incosciente, tutti que– sti ed altri «motivi>> tra i quali il Lawrence ha agitato la fiamma della sua ricerca, anche se in proprio non gli appartennero, neppure egli stesso riuscì a coordinarli, del resto, in una compiuta ed armonica teoria. Egli ne ha investito alcuni caratteri di personaggi con una lu– minosa veemenza che li ha resi talvolta abbaglianti, ma il più delle volte abbiamo veduto questi stessi personaggi crollare in cenere consunti dal loro stesso ardore. lmprigionare il Lawrence tra le ritorte d'una filosofia sistematica sarà sempre impresa inutile; la sua stessa dialettica procede per istinto, a vampate, e le sue creature paiono quasi sempre sciogliersi in quel flusso vitale dal quale si sforzano di emergere incandescenti e du– revoli. Il che· non toglie che un critico, postosi a studiare le metamor– fosi e le gonfiezze delle teorie del Lawrence, avrebbe il dovere di ri– cercarne la più nascosta rete intei'iore e di tentarne almeno quegli inevitabili punti fermi che dànno, anche alla più labile materia, una concretezza: cosa che il Potter non ha fatto ancora o ha fatto in modo molto elementare e frammentario. La parte più interessante del volumetto del Potter è quella centrale, BibliotecaGino Bianco
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