Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
L. BARTOLYNI, Passeggiata _conla t·agazza 631 una verdezza pungente, che ancora, se riapro le pagine note, non s'è 1otinta dopo tanto. Voglio dire, che c'è in questo libro una pienezza, un rigoglio che le pagine liscie di quei ventenni non hanno. Aria pro– prio di gioventù! . Non p(_lr nuila, il più bello di questi racconti è il decimo, Gli -innamorati, sebbene poi tutto il libro sia pieno d'amore e di donne, e ·c'è una sposa, e c'è un sapor d} casa, e un'apertura di campagna che dà, luce alla casa. Ma negli Innamorati c'è qualcosa di più. Bartolini ci è arrivato per gradi. Da pittore, ha descritto strade e paesi, con un gusto forse troppo geometrico e sottile: ha guardato i volti umani a semplice scopo ùi studio : delle stagionii sulla pagina, ha lasciato come un ri– cordo di cosa non finita, tra il peso del colore non ottenuto e la musica della parola malamente espressa: poi alla fine la prosa s'è mossa, s'è scaldata, ha trovato le sue ragioni proprie. Dalla memoria a poco a poco gli è nato il piacere del raccontare, non più franto, ma continuo, affet– tuoso, vivo, Dalla-memoria, e direi dalla malinconia; se la cosa di per sé non bastasse a contentare l'artista e- a commuoverlo, dandogli per un momento la gioia di dimenticarsi in quel che dice. I paesi e le cam– pagne fanno un bel concerto intorno, e l'aria del tempo dà un valore lirico alla rievocazione. Dentro due persone, un uomo e una donna, anzi un giovine e una ragazza, vi si muovono, e si' direbbe che danno essi si– gnificato alle cose, aiutano il lettore a guardarle con lo stesso occhio fe– lice. Non vorrei forzar le parole, ma questa provinciale scampagnata mi pare acquisti per sola virtù ùi poesia un valore simbolico, e tutti un poco vi ci ritroviamo specchiati, - tutti che una volta pur abbiamo certo sentito così, - ora che col profumo di quelle pagine ci arriva il ri– cordo, quello stesso, d'una giornata passata a quel modo, andando per la campagna con un senso misto d'amore e d'avventura, e tornando a sera affannati, caldi ancora di gioia. Se fosse tutto così questo libro! Ma quell'umore che è, direi, il lie– vito dell'arte di Bartolini, se son toccati ttrgomenti che gli si confanno diventa una forza viva operante, e i paesi, perfino una pianta, un fiore, un filo d'erba ne son pieni, parlan per sé. Se poi l'argomento non lo tocca, allora ecco affacciarsi un sensualismo che pesa, e nei paesi, sem– pre così chiari, c'è un tono sanguigno, nelle figure una compiacenza rea– listica, che· dico nelle figure ?, in certi particolari di figure ritratti con una insistenza di pittore che cerca il colore e l'impasto giusto, senza trovarlo (« quando osservavo le labbra e miravo quel tessuto molle, a strie longitudinali, che si umetta di desiderio .... »). E anche le immagini pesano, nel Bartolini del resto mai nuove, e senza fantasia. Vede da pit– tore, e come pittore ricorda rolori, forme, e su quel ricordo trova la vena del comporre; ma nel resto è povero, affaticato. Si che non so, oltre quel primo fuoco, a che s'accenderà domani l'arte sua. Per ora pare lo scoppio, in pieno, d'una sensibilità a lungo trattenuta, che in tutto un libro ha .potuto darci una cosa direi perfetta, una cosa giovane: al di là e al di qua ancora è materia greggia, esperienza, che, perché è frutto d'un uomo che si cerca, acquista un suo valore e quel caldo che viene dalla passione: nient'altro. S'accosterà un giorno a temi più calmi, senza più quel tono improvviso, avventuroso, lirico a oltranza? E troverà BibliotecaGino Bianco
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