Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
.. 630 C. LIN.A.TI , Mem1Jrie a zig-zag troviamo nelle note istriane. ne La . villa di Plinio, nel ritratto di Ernest Wa,lsh; e. più in Sale e soie, che è con po?hi ~ubbt il pez~o più brillante della raccolta: una di quelle perfette rmscite, non rarissime nel Lina.ti (ricordiamo da altri libri Foreste sommerse, La giornata dello stagno, Il vento) che bastano a porre _su u~ pia1:10elevato l'arte di questo scrittore, anche se la moda, volubile o imbecille, non sembra più volgersi a lui col favore (li un tempo.. . . . . . E si badi che forse soltanto le sue assidue e mcerte peregrmaz1om hanno concesso a Linati di ritrovare al momento giusto la verginità, la schiettezza necessarie a siffatti risultati; di ritrovare il «mestiere» nel punto in cui basta a se stesso e ha la novità di una scoperta. Scrittore fecondo, inventore di .cliohés verbali da regalarne a una dozzina di letterati ma artista chiuso in sé e poco portato a liberarsi in figure e in narr~zioni distaccate, un Linati furbo poteva diventar fa?ilmente insopportabile. L'hà salvato invece, alle sue ore buone, la schiettezza, la quadratura tutta ottocentesca e senza doppi fo:ndi del suo spirito. Ed è stata una fortuna per tutti.. EUGENIOMONTALE. LUIGI BARTOLINI, Passeggiata oon la ragazza. Racconti e acqueforti. Vallecchi, Firenze, 1930. L. 10. ,Se riapro questo libro, ora che l'ho tutto letto e segnato nei margini, · e rileggo la sola poesia posta in principio in forma di dedica, le parole che prima m'eran sorde e solite, pur nella loro :ricalcata schiettezza, acquistano luce intorno, e il suono giusto. Perché ? Perché questo scrit– tore, di cui non sapevo quasi nulla fino a ieri, a poco a poco m'è diven– tato chiaro e noto. 'rrentun anno, dice un'antologia apparsa di recente; poi pittore; e questo libretto è ornato di. acqueforti, dove mi par ci sia più volontà che felicità. L'aria, che li manca, se l'è presa tutta la scrit– tura, una scrittura varia, a volte continua e corrente e piena, a volte frammentaria e liricizzante e rappresa. A ogni pagina, confessati gli umori, i malumori, i segreti dell'artista, le ri;flessioni scontente e non richieste del padre (perché Bartolini vuole sf sappia che è padre), e una certa saltuaria filosofia dell'uomo, difficile uomo mi pare, fra tante apparenze di .saggezza e di idillico gusto della vita,. Direi che tra le ri– ghe si legge una disperata felicità. E piace forse più per q-uesto. Dall'uomo discende lo scrittore, che ha più facce; una in luce · (troppa) sopra le altre, di moralista, 'o per lo meno d'un osservatore contento a un suo vedere e notare rapidissimamente, che éerte volte aiuta e dà alimento al comporre, certe altre lo frammenta, lasciandogli l'illu– sione di prove raggiunte, dov'esse non sono che la promessa per il do– mani. Comunque, fra tanti scriitori puliti già a vent'anni, che fioriscono oggi nell'orto pettinato delle lettere, calmi, quieti, lenti, e con una ma– linconia da vecchi sapìenti, questo mi par proprio uno non dell'ultima· g~nerazione, ma d'un'altra, più lontana: dieci quindici anni fa: corag– gio, come allora, d'essere e di parere giovani; fame di poesia senza doverla magari mai raggiungere (ma la raggiungeranno questi ~Hri ?) · e più disuguaglianze che rjsultati. certi, gui scritto, lì accennato, ; BibliotecaGino Bianco
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