Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

R .. BACCHELLI, Una passione coniugale 627 Il romanzo Una passione coniugale mi sembra appartenere tutto al falso Bacchelli. Rappresenta un'anomalia morale o addirittura fisio– logica: un marito e una moglie che si amano in modo cosi esclusivo e sensuale, da sfinirsi e da·perdersi l'uno per l'altro. Giuiia e Giorgio Re– sidori per natura e per educazione sono due persone elette, due raffinati della cultura, del sentimento; ma il piacere sensuale distrugge in loro ogni altra ragione di vita, li consuma e li perde. La morte è la pena del loro disordine. Giulia finisce per malattia e per consunzione; Gior– gio, come le ha promesso, ·si avvolge nello stesso lenzuolo funebre, si suicida subito dopo. Il romanzo si svolge nel Veneto, tra Recoaro e le ca.mpagne, le ville di Vicenza, di Verona; in parte è rappresentato di– rettamente, in parte resulta dai diari e dalle lettere che dopo la morte dei due sposi vennero trovati da una pietosa parente. Oltre al motivo dominante che è la rovinosa passione di Giulia e di Giorgio, e alla illustrazione (spesso felice) del paesaggio veneto, nel romanzo ricorrono, e con grande abbondanza, discussioni, aneddoti, spunti di religione, cli morale, di storia, di arte, di tutto un po' .... Q:uesto è l'ambiente e la materia del libro: è difficile però e forse · impossibile al critico renderne il tono; ché questo tono, questa unità tra i varii elementi, checché l'autore faccia e dica, non nasce mai. Il romanzo si svolge e procede non per accordi ma per stridori. Il caso patologico che ne è il centro, la sensualità clinica dei protagonisti, una certa petulanza culturale che· accompagna il racconto, insomma un evidente. generale cattivo gusto, piuttosto che al Fogazzaro (a cui certo l'autore ha diretto il ricordo ambientando il suo racconto veneto) fa · somigliare il romanzo di_ Bacchelli ai primi romanzi di Oriani. Nel diario postumo di Giulia, la moglie passionale, possiamo leggere frasi come queste : « sono la cortigiana di me stessa >>, « mi sono corrotta e dispersa in fondo a un letto » ; e in una lettera al marito : « io non sono soltanto tua moglie, ma anche la tua amante e la tua cortigiana e vorrei avere il coraggio di scrivere la parola molto più forte, deliziosamente . .ingiuriosa che tu mi dici in certi momenti disperati » ; « mi seppellirai nel lenzuolo della nostra prima notte, in quello dove ini avesti vergine! ». 1!1 non cito il peggio. •Se questi sono (diciamo pure) i colloqui intimi, in compenso nei discorsi mondani le signore di Bacchelli pedanteggiano; e Giulia dirà della sua supe1·bia che è « la superbia di Erostrato », e chiamerà una sua amica « Catone in gonnella » e questa sua amica, grande conoscitFice delle virtù delle acque di Recoaro, dirà: « io sono in questa materia - purista come il padre Cesari in fatto di lingua », e stabilirà che tra sé e la sua poltrona sono « venute a un modus sedendi ». A certo punto del romanzo entra in scena. una giovane signora toscana, e la sentiamo . parlar cosi: « oh Dio, non cerchiamo di imbecherarci con le parole»; « tutto fa la ruggine in questo cul di sacco immollato di un Recoaro ». Oppure : « e chi va a letto senza cena tutta notte si dimena, come di– ceva al marito che faceva, penitenza nel solaio quella tale di cui si legge nel Boccaccio». Ma, caro Ilacchelli, dove tu ha' 'nteso le signore che parlano cosi ? All'inverosimiglianza mondana, corrisponde altrettanta e peggiore inverosimiglianza morale. Il curato che confessa Giulia mo-

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