Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
B. CICOGNANI, Strada f,icendo 625 una vecchia squilibrata. D'altra parte, in racconti come il Soldato Pendino o Gigetta, dove l'autore ha proprio vuotato il sacco, e non lascia una briciola che non sia utilizzata, al lettore viene quasi di -chiedersi: cc e io che cosa sto a farci?». L'avvenimento, i precedenti -e gli annessi sono trascritti in parole, con compiutezza che finisce col -circoscriverli e isolarli in una atmosfera satura e zeppa da non poterci più respirare. Si direbbe che il Cicognani calcoli sopra un pubblico troppo passivo. Dà l'impressione di voler sempre imboccarci fino al soffocamento. Gli inconvenienti di. questo modo di procedere si scorgono, ancora una volta, in scritti di natura lirica e meditativa, nei quali occorrerebbe la– sciare una parte più la.rga all'inespresso (che poi esprime tutt~ le cose che più contano), al mistero. Inaugurazione, la pagina che apre questo volume, sembra camminare all'indietro; e corrode, rigo per rigo, l'emo– zione e il consentimento, a forza di spiegarli e documentarli. Si arriva .a quella macchietta finale della bambinuccia accosciata. Non mica che io mi spaventi a v~dere la piccinuccia eh~ fa pipì. Ci vuol altro. Mi spavento, piuttosto, che l'autore se ne entusiasmi in tal maniera; e ne faccia una specie di simbolo, e d'angiolo guardiano alle soglie del suo paradiso terrestre. E con tutti quei vezzeggiativi. Ma s'entra in Arcadia anche, o forse sopratutto, a forza di candore. M'accorgo di venir sdrucciolando ad applicare al nuovo libro con– idderazioni che, all'incirca, ripetemmo quanti, da oltre un decennio, .seguiamo le fatiche di questo scrittore. Né poteva succedere diversa– mente; dato che, in Strada facendo, che ha pregi, in tante parti, -sempre più alti, si ritrova il ben noto contrasto fra un autore caldo e gen eroso, e u n autore al quale la sincerità e lo z~o sembrano, talvolta, non riusci.re che di danno. Nella propria predilezione, o nella propria inso ddisfazion e, di pagine s'uperbe come la Zaira nel primo volume, la 1i!Campagnata degli amanti nel romanzo La Velia, e il Primogenito del volume odierno, probabilmente il Cicognani fa tutto un mazzo con le pagine deteriori. Perché egli ha ripugnanza a distinguere fra ciò che può commuoverlo come fatto di cronaca, o come un ricordo personale, ~ ciò che deve interessarlo come artista. Bisogna non si stanchi di ripetergli quanto in ciò, con la più buona fede, egli si inganna, chi, almeno come noi, sia convinto che a lui potrebbe toccare un posto fra i più eccellenti narratori, e non soltanto di queste nostre effimere sta– gioni. Che anzi, virtualmente, egli occupa già questo posto; ma gli ilpetta di autenticarne il. possesso, rendendo più rari gli scarti e le -cadute. Non già che egli sia scrittore sbadato e facilone; sulla pagina, -è attento, fin ricercato; e, a forza di vigilare, s'è per esempio guarito dagli eccessi vernacoli che guastavano i suoi primi lavori. Ma su qual– che cosa <;lipiù profondo : sulle sue scelte, e i suoi modi d'ideare e -costruire, si vorrebbe indurlo a riflettere; sull'uso insistente di certe situazioni; sulla qualità delle sue enunciazioni morali, che, per quanto tutti si sia convinti che il mondo è brutto, che la vita è dura, ecc., ecc.; :finiscono col riuscire tro ppo la grimose. E tanto più questo è stra.no , perché son proprio i personaggi cc cat– tivi» che al Cicognani po rtan fortuna: la Velia che si mangia uomini e 40. - PlgCUlo. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy