Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Cinquemila lir6 605 Ctapiito, benché fosse un ragazzo, e i 001gazzi capisc001,o 1più degli uomini. ... Irnwndimi, Giulio, per carità! E forse ilui s,ente la dlol– cezza di quella miseria, e 1ruscia soor,rere la m~o ,sul suo bJ.>accio, senza, a.p.poggitar1a, piano; e .sale a aocarezzarle le ,spaille, i capelli, 00111 un moto l~ggeJ.'locome U1I1 fiato; lisciandoli sin ,suilla fro111te,i oaipelli, sin sul collo chino, dalla frolilte ail oollo, una cairezza legg~, ,silllchè il dolore di lei non ·si aillievi, oome il b8JIIllbinoche a cullrurlo si ciai1mae si adrdorme111ta. E il suo capo scivola sulla spalla di lei, ÌIIl quel oovo dlove è il bene ohe gili vuole; e la sua penia gli si oomunicia 111ella ca.roe e gli fa ,bene, nello sfogo della buJ.'II'la!soo che si sc.aglia sulle q,uerci, del cielo che si 110,vesciasulla ter,l'la, buio. E che importa se la r0;bbia degli uom:im.isi è mbbattuta ,su di lei, e le ha fotto male, e si, es:sa lo sa, ha fatto m ale a;nche a lui, .più maJl.ea te che a me, che i'IIlJPorta, ora ? La tua illl3Jnoche •scende, che si ferma, alla vita, nell'incavo, che bene mi fia ! No, IIl•On la muovel"e : cosi, basta. No111 senti ? Non mi stai più a se111 tke ? La sm0Jnia, il .ribrezzo che ·pareva digià co,si lo111ta.no , 1'arip.ron<lli. Ma che è lei, ohe non la vogliono che a, un mod o, tutJti ? Anche lrui ? iM.anOIIl1o sente, che lei n001 è ,più oome prima? N001 senti coane era beillo, ora, •che mi volevi bene ? No, il petto mo : P rmio bambino, a caisa ; Angi,olina ! Lasciia1mia111daire ! Le cresce la forna nelle brac– cia : via, via tutJti, ·se non volete che stronchi, che ,sipezfil,che cal– pesti.... E sotto le raffiche rabbiose, libera, la, Fosca scrup[)la verso il suo bMIJ.bino che ha, f31me. Dopo l'ooquazzorne il cielo si apri tut1Jo amur110. Scioglietndosi daJlla nuvola.glia i poggi di Querceto Ull)parir,0010 inooJ.>,001ati di bragia: il sole era appena toomontato. Nell'aria fresca, Sìaipida di pioggia e di suoohi, le pendici di Monte M0Jggio si ria,vvicmavano, groppe e botri soolrpiti nel limpido rilievo òlel c~epusco1o. E stuipiva, dopo di essere staiti al ibuio iper 1Jrun1Jo tempo, il vedere che c'era ·runoora tanta luce, ,pir:i:Jru:l, di notte. * • * Per andare ,a casa mia, passo dall' Aoquavi'\"a, e og111i voilta do uno sguardo al podere che digrada il poggio con le terrazze ;regolari, i muri a secco, i filari si:m.meurici di .pioppi .avvitiati, e, più in alto, gli ulivi : UJll bell podere, sebbene un po' traisam.diato. 1 Mi fermo spesso davamti alla casa oolonicia che seimbra aintica tainto è giusta dli proporzi0111i e rientra nell' armoni.a della colli,n,a che domina. Quel che è moderno di certo è la casetta sul davamti iarieggi.amte a villotta che rientra nelJla oostruzione più massicci.a oome a dir che col t€1JlllP-O fairà -tutt'uno coll vecchio per farsi rperdoniare le ·sue lhl'ie BibliotecaGino Bianco

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