Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Cinquemila lire 603 GiuUo si ritirava indietr-0, a ripar-0 dell'Angiolina. L•a Fosca, a mruni e ,piedi, si era messa a arrampicairsi suJl greto. Quamdo fu in cirrn,a,,si dette a oorsa pei oa.mpi. Senza capire, senza pensa.re , Giulio si gettò diewo di lei. L'Angiolina non si s.apeva decidere a tornar verso oosa. E era oos'Ì ,stamoa. Ma a u111 tratto la prese il bisogno di veder 1a Marièbta,, di guia.Ddairlanegli occhi. Anidamdloi111 là nO!Ilpensava alla Fosca; era oormese avesse S3ipu<to quel che doveva ,suocedere. Dietro la svolta, la bu•rraisca copriva i po g,gi, cia}ando lungo i dorsi :sul piano; e già cadeva quàlche goicda r.ad· a, grossa, callda. Aflirettò il passo. Al mnc-ello UJila ventata di p olvero:ne saJi su all'imrp~ovviso dalla ,stmda, ,a,rrufframdo, strappamd!o le rtralciaie delle viti, piegando i lop,pi, ililgolfandosi gia-lla nei grani. Era accecata dalla polvere; 00[1 le mami si doveva tener ferm:a [a peziiola ,sul crupo e le sotJtam.eche s'iID:pennavano, sbataJOChiJandosi ane g,a,mbe. Tutt'a un tratto il vooto cadde e l'aria illl!ID.obile tre– mava. Venne un'altra rn,ffica, e poi .un'altra; sfociavano raibbiose dal Ma1traverso cupo come nel1lenebbie d'autunno. Poi si fece una oolma improvvisa, u111 gram silenzio. Era -giU1I1ta sull'•aia. Di sulla soglia dellra staJl'a Tito guardava nel IIlurvolo.Sotto 1a loggia, Felice a seder srulJ}e oaloagrui,, fumava;. Di dove venivaiuo ? Ohe era successo ? Tutto era cosi lontamo. A ~•ederla, Tito rupense l'ombrello e venne ve-rso di lei, Felice si alzò in piedi. In UIIlmomen-to erano sotto gli archi, e ÌIIl quella s'aprì un rovescio di pioggia; si stese, nasoose tutto. N0111 si vedeva al di là del primo filare d'i viti : il ,pkuno era mg 1 hiottito da UIIlnebbiooe fumoso. Gi~ lungo le fosse oorrevooo riv;oli falilgosi; ·l'acqua era tl'oppa, e la terra ,a,rida e dUTa non 1a suz21av,a. Gua.rdava1no il temporaJe ·selllZ!a muoversi. Sul vento si oonduoevamo c,ortine di pioggia,, una ,sull',a,ltra, dilavando [a terra. L' Alnigiolililasentiva gli uommi rivolger.si ,a lei quasi imperioisrum.ente, come un iaccaittone che ha fam e e sa che l 'elemosina, o prima o dopo, IIlOIIl gliela ,possono negare. - Purché iIWngrandini, eh Tito! . Tito era oomé inciamtaito. Pareva che q,uelle cose che succedevamo, - amdassel"o aJte su di loro, come d'autunno g,ra,nd'i uocelli di paisso, nel cielo.· Era in U!ll mondo distaccato da lui nel qu0ile doveva guiardare senm caipire, senm poter far 1I1ulla. L' .Am.giollmaera .oontenta; quella callffia che ave-va in oore, la sentivra al!larigarsi e stendersi sugli uomini. .Am.che lei, la più vile, poteva far del bene a qualcuillo. Ma era oosi facile: bastava lascia:rrsi andiare .... - Mwmma, perché no,n tornavi mai ? La <Marietta aiveva sta,ccato la oorsa, !Ilella ,piogigia, e era fra 11esue g,ambe, d.igià: a Hsciare quei capelli fradici ,sulla testina cialda, oome si faceva, Maria s,an.Ussimia, a MJtoenere le k1grime? BibliotecaGino Bianco
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