Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
602 D. Oinelti graffiata il polso e vi era naJta u1I1a goccia di saingue SCUJ'I(), pesante ; a succhiaJ"la doveva avere il gusto che gli ,saliva in .boooo col riruf– fo,garsi del desiderlio. · E una volta le aveva t:r~ovatouna c:rioceHina diaccia, di metaJllo, sulla, pelle del peUo. Il più grande godirrnento– deve essere pr,ossimo iaUa più gran .pooa, poiché hamno lo stesso sapore, e di amibedlue si ha sospetto, d'istinto. Dietro aigli occhi di lei, palese eppure chiusa come in una ·ltrngua che non 1s'irutetnde a1110ora, •si dorveva trovare una. ra,gione della vita, del niruscere e del mori-re; della matura e del suo avvicenda,r,si. Con lei entraiva IIlel ritmo dellle creature, de.Jle bestie, della terra. Epip,ure, oon. ogni passo che lo oonduceva verso il momento che era all'apice del suo es,sere, si sentiva adldentrall'e nel rimorso di una colpa, O()lffie se fosse già C-Olll.SUlIIl.ata. Em. uno sgomento acuto, 111I1'iansia mso:ffribile di raggiUJJ1gerla: Fo,sca ! E quel nome oscuro, come a sentirla soffrire. Chi era ,quella donna, con la :Fosca ? L' Angiolma aveva ripre·so a dire, monotona: - Viooi via, viooi via .... La Fosca sì ,svincolò dallle sue braccia, si rigettò nel 1 suo aingolo di bui-o. L'Angiolina n-01n le fece più premura. -· Non posso, non posso .... - S'impietosiva, parlando; ora ragionava con se stes~a, cia}m:a, prendendo calore d'fa:ruprorvviso, scagliamdosi, accius:mdo. Le pa.role riimamevamopreseinti nell'o,mlbra, oome pe:risooevive. P,oteva prarlaTe: l'Angiolina, rcaipiva,c•apiva twtto. · La domma innocente con,osce· 1e vie degli istililti, e ,sa meglio dellle altre compatire. AIIlche per la Fosca era venuta l'om della luce, diella liberazione ; si era sootita srvolgere dalla, gruma sorrdida e vecchia, oome una serpe che si spoglia alll'aria, al ,s·ole. E ecoo il male era, rinvivito e si era messio attmver.so . Felice l'avevai mim.ac– ciait•a; lei ·avev,a,paura, non peir sé, m:a ,pe r lui, per quel [' aJgaz.oo , per ,quell'inrnocente. Pelice li aveva soopierti, l'avrebbe detto a Tito, si sa:riebbero voodicati, insieme. Mia di questo 1110m aveva pamra: di. che erano capaci, loro ùue? Allo,ra Felk,e era diventato 'llID. os.sesso. Avrebbe detto tutto a G-iu11io, quel che eTa •prima, quel che e!I'as,tata con lui! Di questo sì, era 1 crupace; di quella ·vi,gliaccheriia ! Lei, em bene che la, schiacciassero oome uno soo:ripio111e, UJJ1a tarànitola; ma lui, fu'a,scma.rlo· ilil quel fango, quel .ra,gazzo ! Era staJta lei, tutta lei, a cercarlo; e non avevan fatto nulla di male; noo. sapeva, lui; e ora g1lidirebbero tutt,o e gli farebbe ribrezzo persmo di pen– sare, ia lei .... E mi voleva toccare, Feilioe, e io l'avrei 1morso, l'avrei piegaJto OOIIl le mani, l'avrei schiaociato ooi ipiedi..., ma ora aveva paura, paura che gli f.aoeisser-0m:aleJ 1 a quel ragazzo m,ocoote, paura di perdere quel poco di bent; che gli aveva dato. E OII'adoveva dirlo a qualcuno, confessal'si come al prete .... E poi, e poi.. .. - No, te no! N-OIIl t'raecostare ! Non mi toccare! Lascia.temii sta,re . . . ' tutti; lra;sciatem1aindare ! . BibliotecaGino Bianco
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