Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Cinquemila lire 599 - Eh, lui, quamdo è una cert'ora, bisogm.a che arrivi in pMse. Tito nolll rispose; l'Angiolina era più tr8lllquilla; si provò a guru-darlo e gli 1 sorriise, per,sino. -Angiolina, voi non stat;e bene. Vi dovrest;e riguardare, - disse a u,n tratto Tito. Povero Tito, oome dovev,a soffrire anche lui! - Riguardarsi o lllO, _di questo male che ho aiddosso, non si guarì,sce. Quamdo è l'ora .... Ma tamto, o prima o dopo, tocca a tutti. E a me, ,mi dispiace meno ehe a un altro. Se norn fosse per quelle creaJture .... - Ma pareva che parlassero d'altro. Non eran lì pre– senti, OO\ll quellle parole. - O che credete, che non ci siate altro che voi? Non son tam.ti, che stam1D:o booe a,l mondlo. Da giovani è un'altra cosa. Allora non si sa nulJa. - Ma voi avete la saJlute, iÌ podere. Oorntentat;evi. - Le cose si crede che ,stiano in un modo, e poi riesoono in un altro. - Tito scr,ollò ~e spalle. - Tra pocò piove. Non disse più altro: foce qua-lche passo in giù: guardavia uno che p,aissavia ·per la strada di Collle, sotto a casa. L' Afilgioli!na si voltò ,anche lei, e più. ohe ricoooscerlo, mtuì chi poteva essere: la F-osoa che a1spettava, alle grotte, !llell'Elsa. Allora pirese la sua risoluzione; Tiito la guardava, senza muoversi. Di dietro casa, l' Angio[i1I1,a !Scese alla stradla, traversò i oom;pi silI1oall'Elsa, e seguì il vioittolo lU1I1go il greto. Ritromvia, le forze; ·si mise a C!OTrere, nello spa,simo, c-omepotevia. XVIII. Allldaindo ai ritrovi di Giulio, ora, la Fosca soffriva. Ogni volta di più sootiva pesar su di loro 1a ,milI1accia,; le oarezze d'ieri, sbiadite, non bastava1I1.o più, e01I1.ducevano senr;a,remissione a altre più aspre, più torbe, 111ecessarie.Era co111daimata.Il bene che aveva ricuperato con la do[oezza di rinascere, di ritrovarsi IIlliracolosaimen.tebambina, era sul pu!llto di perderlo. Doveva ridiventare la creatura di ip'l'ima, la creatura dli Tito e di Pelioe. Imparava l'aimara dolcezza di voler bene seinz,a, spel'anza, sentiva di tradirsi da sé, ma nOtT1 c'era rimedio. Ohe aveva .sperato? Non aveva sperato mai 111ulla,; iamzi daipprimn, meno che mai; rn-onpotevia ooncepire, allora, che si può voler bene così da a.ver vergogm.a del proprio corpo, e delle t:mcce che 1110n si possOITTo vedere. Era un'ÌII1ll100011tte, prima. Ora sapeva. Si era spec– chiata 111eg1li occhi <lelFAngiolina, e ci aveva visto il rimpianto di non 1poterisirinnovare, di dovere anche con lui, in quegli aitti che le vooivaino dagli altri, ritrovare il ribrezzo dlel1ostesso piacere. Meglio saicrificarsi, abbruti-rsi, ohe nOITT se n'accorgesse, che non ilI1oondesse, BibliotecaGino Bianco
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