Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

Cinquemila lire 463 IIlale. La vecchietta si accol'lse della ba;mbililache guardava, imbrOIIl– ci,ata. A veder J.,amamlJil.a,seguire il rpret,e ,senza curarsi di lei, la ,M·arietta stava per scoppiare in pirunto. - E questa bambina ? - O povera- me, me n'ero d:irrnenticata, - esclamò l' Angioli!lla toccamdosi la fronte. Tomò ilildietro, la prese p er la mo oo. - Sta:r,ai buona, Mairietta ? Mettiti su quella pam.c a e dd.'Ile tue orazioni. Fra poco torno. - La gu,ardlo i<:>, - disse la vecchietta ,prendoodola dalle :mani dell' Angio_lina e COIIlduoondolaverso la panca. Ma ooma,i la Ma.rietta aveva le la,grime ililpelle in pelle, e, per q:uaintoifooesse per frenarsi, soopipiò i!ll singhiozzi. L' Angioli!lla si fermò, e la guardò allonta– nal'lsi come se ,gliela portassero via. - Allora, buo111a d001na .... - disse il giovam.e,pret,e COIIl tutta la semplicità che poté trovare dootro di sé. A giudicare daillo sco,mg– giaID1.oorto che s'era dipinto su quel viso scrurno e giaJllo di ammalata quoodo ,si era sentito negare il c001forto -della conrfessiolile, doveva essere un caso serio. Ma il ,sentimooto •delprete lllO!Il era di curiosità; egli ianzi temeva la vista di quell'anima che si sarebbe gnudata davanti a 1'ui, come U1I1 mediico giovaaie che non si è am.cora assue– fatto aill'aispetto di tante ,miserie umam.e, di tante piaghe scoperte. - Io vivo 111el peccato; giorno e n.otte, sempre, ogni momento. Dintol'lllo a me non c'è che il male, e si vive in peccato tutti, in peccato mortale. - L' AlngiolÌIIlaposò il oopo ,sulla tavoletta sot•to ana ·grata. Era stata in silenzio cercando le ,parole per cominciare, poi ,si era aperta così e ora le pareva di wver detto tutto. - Dite, dite, aprite il vostro runimo. Idd'io vi aiscolta. Egli vi consolerà. Egli vi salverà. Alle iparole della dOlllna, il pre t.e avev a perso ogni wbarazw ; la ,sua voce .si era fatta semplice e fram.ca. L'Angiolina allora trovò il coraggio d i ,seguitmre a dire le cose ohe le erano pa11seimpossibili a spiegar.si : - C 'è u na peir-sona che ci ha fartto tanto male, che non la posso perdOIIlare. Bisogna maindarla via, bisogna che vruda via. Il pretino esitava : ' - Ma perd.001arebi,sogna. ·- Il .senso di sicurezza e di fervore che l'aveva mvaiso come un'onda di ,sangue al primo sfogo dell' Angio– lina, si era dissipato. Ora ,a,veva,paura del suono della propria voce, e ooche di sta.rlla a sentiTe. - Ma se è sempre lei, è lei la ca,giollledella ,rovina di tutti, e smché c'è lei, non c'è speranza di bene. Mi stia a sootire, prima. Perdonare ? Ma ho perdonato per tanfo tempo ! ,M'ha rport,ato via il m.airirto,ha rovd.!llatolui e i miei baJID.bmi,e ,poi l'ha buttato via come U!llcenoio. E ora hia preso un aJtro;-non lo vuol ,più, ill mio Biblioteca Gino Bia 1co

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