Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
456 D. Cinelli essa provava Uillgod:i'.mentosingolare, e ci si abituava subito come se le avesse conoscilute di priim.a. Per lui, lei era misteriosa come un animale selvatico, una faJ.illao una martora, che s'imtraved.01110 a guizzL Era e:lastiça COIIIle un virgulto, aspra di sa.pore come un frutto di macchia e sapeva l'odore di tam.te oose sane, di pane, di bestie, di bosco. N-oillgli .s-airebbesuccesso ma,i più in vita ~i sen– til'lsi bene a quel modo, come le bestie e i contaJdilili; dopo di lei si sarebbe dov,uto sepru-aireper ,sempre da quegli istinti semplici che lo portavano con una irre.sri:stibile dolcezza ver,so quella creatura primitiva. Era oome a bere l'ooqua di un•a :fonte montalna alla qua/le norn si ,sarebbe mai più potuto dissetare, IIlella :piacimra. Eppure gli pareva di rubare. Dentl'o di ,sé, come il 1 presenrtdmooto ,di una malattia che inco– mincia a propag,a,rsi IIlel sangue, Tito •sentiva crescere l'ombra di , quel1a felicità. Ah, la F,o,sica rnolilse IIlenascondeva! Quando si 3JVVi– cinava l'ora di s0ffil1dereai suoi .t3!Citi convegni, Ila prendeva .una ,smamia repressa che le mozmva il respiro, coune, nell'aidurniamsi di un temporà.le , l'inquietudi111e sorda delle oose. La mattina invece aveva il cielo negli occhi e nel ,core, a lavo-rare; e l'wveva 111ellla v,oee, qurundo era ,sola pei campi e c,amtava. Tutte le cose doveva.nù sentire che era una creatura feliiee. Pareva che lo ,facesse wpposta, che 111orn potesse ,sentirsi 00111ternta se non a pat,to di esp1;1,11dersi, di fairlo sa– pere a tutti, a quel modo. 'l'ito alz.a.va la testa e ,si guard-aiva dl'irt– torno. Era piovuto, finalmente; e, sotto il sole di Giugno, ]laroba vooiva avanti che pareva di sentirla crescere. Il grano montava, traboc- . cava come una ma,rea che volesse sommel'lgere i loppi, e le tralciaiie delle viti ll'ioo,scavruno pese di prumpwninel verde. A pas,sa,r dai fossi si era coperti dal ,grano; a :sdraiarsi sui cigllioni, ,si era visiti ,soltwnto dal cielo. Al bosco, i nibutti delle ceip,paie erano- ancom teneri e chiari, e l'erba sca,ppava di d34>per.tutto. L~ Fosca rundava via, ·li– bera, sicura, mol'ldendo un filo dli ve:vde; e quà.ndo meno vòlevia con– fessarsi di as:petta},',selo,qurundo voleva da.r,si ad i111tooderedi godere a esser ,sola, ecco, dietro un cespug1i~ una 1siepe, UJI1 briwdo : lui, . Giullio. U111 giorno, mentre si .sentiva cadere ripida in .quelll'estasi, ebbe l'iJilJpressione di esser vigilata. Si ,roostò •da una maiccbia, dli ·roghi. Aveva avuto paura. E .prese a soondere per il botro. 'Ma Tirto 1110n era ca-pace di alzare U:IUl, ma.no . . . - L'aveva ,sèntita passaire. Le era andato dietro, un pezzetto. Era svelta, aillegra,; 1s'era ravviata i capelli; .scendev•a a, salttl, rtnovendo,si sui :fian,chi, agile. Allora Tito aveva preJ;o di .sopra al poggio; di chna avev,a visrto il giovinotto salir su ,per 1a valle, ma 1110n oi aveva fatto caso, infatuartò di ritrovare la Posca. Giu111to a 1llll cavo che Biblioteca Gino Bianco
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