Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

452 S. D'Amico soli! perché spn dovibto ripa.rtire per altri due a.nni. Mi sembra ora: ci si rl-ioevaaddio su,l molo: - Vi ritrovo due! quando torno, - di– cevo io ridendo. Ma lei p·iangeva; e> a un tratto, oosì mii disse: - Senti, se rtioio, m,i faoc-io $eppellire vicino a tu,a madre, e lascio dètto ohe oi pian-tino sopr·a uma croce di pietr.a nera uguale .alla szio, e oosì, qu.ando torr11i, se. so11,morta, lo vedi dal mare. «Io risi di core I ma ohe avreste fatto voi ? a sentirvi dire di qibeste cose da ·una donna, giovine e fresca, CO'mela mattina. « Quando son ritornato: ho fatto per safota,re mia madre, su nel cimitero .... e ce 11/era.ndiue da,vvero, di croci nere, per me>>. E di qui già nasce (Jlauoo. La 111aturacrepuscolare del pianto di Gla-iwo sulla vanità della gloria, e sulla perduta :realtà éUeilla sola gioia concessa agli umani, quella oosta -del foc,olare , è evidMte. I l mito a cui il Morselli ha doma,ndato, 000 l'abituale mdifforem.za, il suo pretes.to, è ancora di forme ,pa,gaine; ma ill suo 0ontenuto è ormai cristiano. Dal punto di vista estetico, l'estrema gracilità dell'opera, la nudità -dell'in– genuo i!l1treocio,Fostentafa povertà delle imlIDagill1i ra.pide e scarne, l'han fatta aocusare d'inc-ompiutezza, e han dato oCC1asi0111e ai sug– ·gerimenti d'u111aopportuna « Ìllltegraziooe)) musicale, che ne riem– pisse i vuoti. In realtà il primo e il terz'atto, per quamto !lineari, dioon tutto dò che debbono; la 1oro architettura è esile ma salda; in essi ogni illota, sia, arte, sia istmto felice, si trova oosì es·senzial– mente a :posto, che a teatro u1U'interpretaziollle scenica a.nche mo– desta è sufficiente a rilevarne la melodiosa intensità. Un po' dehole e vuoto rillila111e, piuttosto, il ,secoind'atto, dove Circe non vive di– certo qUJainto,lllegli altri due, Glauco e SciUa: e la ragione è la stessa di 01·ione, è la solita: si tratta d'esprimere oo ,moin,d!o che il poota. ha agognato, ma a cui si sente int±m.amoote estraneo. Egli non è IIlato pP-r l'o1'gia, ma per l'elegia. Senonché ,dfoevamo che il pianto di Glauoo è sopTatutto un 0,tto di fode, 111-el solo amor vero: quello dellla sposa. E qui è per 1o IIIlOO·O ,strano che nessulllo abbia mai notato l'originalità della po– sizione assunta dal Mor,selli, <>,on qufsta sua mite fiaba, oontro "le :fiere voci che av,evano assordato, per mezzo secolo buono, l'ulltimo e più ,solenllle Teatro europeo·. Le grida dei massimi drammaturghi della fule d.lel1'Ottooento erano stiate e1evate Ìlll senso ribelle. Non si ,parla dei 111aturalisti francesi, o dei loro imitatori no.strani, che dal ,solito triango:Io dell'amore adultero s'eran contentati· di trarre pittura verista, o ,safottiem ; si parl-a di Rosmersholm e della Donna del mare, di Anime solitarie e della Oa·mpana sommersa (e met– tiamoci anche la Gioconda· di di' Arnlllunzio, ,sebbene lllella sua tesi entri u111 altro elemento, quel1o -delll'estetismo) : opere in cui la rap– presentazione dello stato oooiiugale oom,e prigione, impedimento ~ondarnna a-lla morta gora, ecc., è contrapposta a quella della ten- BibliotecaGino Bianco

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