Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
MorseUi e il ~ Belf agor • 451 femmine, insolootisce dèi, gozzoviglia, il-ride a tutto e a tutti ; anche alla madre Terra, che l'ha generato di seme -divino. .Ma che vale poi questo furore di caooe gaudente, e cos'è mai quest'inlllo d'ener– gie semidivillle, ,se UIIlO soorpioncello susèitato da1lla stessa Terra o:ffe:.,;a basta a inoone:rirlo? ~o daccapo il •singhiozzo di Morselli sull'inutilità dell'agognatissima Vita. A questo punto, ,se si dicesse che lo stile di Morselli ci fa p ensare spesso a Pinocchio) sarà necessario a•ggiungere, a ~am.so d'ogni equivooo, che anche IIlOiritooiamo Pinocchio UIIl capo ilavoro ? Qui, ool ci taooe lo stile, intendiamo naturalmente riferirci a quella sua esilità pae.sa ,na che, moveindo da una realtà concreta e modesta, si prova, e sov ,ente_arriva, a diventa;r fantasia; ma illltwnto, anche partendo per i regni della favola, bada a serbare il tòno tutto pae– swno con cui sta roo001I1tandocotesta favola, e lllel raecontarla si tiene <l''faitilllt{l a tutti quegli umili a,c,costamenti, e aigre IIlotazioni di vita comune, quotidiana, che le dàmno _la sua immediwta umanità. Uno dei segreti del oordiale sucoesso di questo stile, nel Mor– selli, abbiiam sempre creduto che fosse aippulllto, dopo la generale .sazietà ver la piena e magnHoquoote poonpa dell'immenso dJ' An– inunzio, il senso di ,risenbo pudico, e anche di 1lieveiinadeguatezz.a al soggetto, ch'esso dà : gusto delle frutta acerbe, succeduto a quello p er le polpe trop po mature. Clima, cioè, tipicamente crepuscolare. Il dannunzfa.mo era quegli che non am.dava a visitare UIIla bella si gnora, o non m ontava in sandoliino, sooza fame ar,gomento d'un romam.z.o,o d'un poema epico. A ]\for,selli un viaggio di tre mesi · dli [à drul'Oceano forniva, nolll -più che il pretesto per ullla favoletta di dieci periodi. « Andate per gFintricati porti dei grancli mercati del mondo) e vedre-te che) mentre gli nomini arcigni) intenti a trafficare) non guardano in alto j i grandi alberi delle navi ormeggiate) muovono lentiss-irnamente le loro cime. Vogliono dire che tutto è vano quel che si fa: solo è'vero q1iel che si sogna)). E questo è tutto. È vero che d'orgia, e perfino di darnnunziam.esimo, si parlò a pr-oposito dell'Orione ; dra;mrrn:ache qua,lcooo, anche dopo il tri()[lfo del Glauco) continuò a c001siderar la cosa più potente del Morseilli. A noi questo noin par vero. In Orione lo sforzo dei muscoli, che si gonfiMlo oltre ]e possibilità dell'esile poeta, s'avverte oon una spro– p-0rzione oosì palese, che l'equilibrio delil'opera n'è turbato. Ma, nelle sue BrmYi storie d'amore) si racconta : ·«Io mi tnorivo d)mnore! e non a1,evo coraggio di dirglielo. Alla fine) ,un giorno) non potevo più stare) e ho detto a Viola tutto quello che si sa dire quando il core scoppia: che sembra un miracolo! E ci sia1n voluti bene subito. Sono stato due a11111,i pe )l mare: e sa I ddio quanti sogni in q1teld1te anni! Poi sono ritornato) e ci siamo sposati. E allora per trenta giorni siamo stati felici: trenta giorni BibHotecaGino Bianco
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