Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
« 1l Fanjulla della Domenica» 445 Ed Enrioo Neincini, in un artioolo intitolJ. 0.to Finimo'l'lldo, p,rote– &tava ilil difesa dell'arte : Atti pubblici ed epistole private si datarono un tempo col pauroso motto : Appropinquante fi/fl,e mundi. Ma il Tempo nel suo quadrante segnò tranquillo con l'indice l'ul– timo minuto secondo del secolo decimo, poi segnò il primo minuto del secolo undecimo ; e la vita del mondo continuò senza intoppi. Da qualche diecina d'anni un altro finimondo ci viene annunziato, il finimondo del– l'arte. L'Hartman in Germania, Herbert Spencer in Inghilterra, in Francia Ernesto Renan, e in Italia il mio illustre amico Camillo De Meis, senza tener conto delle voci minori, formano un corale funebre che dice all'Arte: « Tu presto morrai!». Ma l'arte .... sul bisogno della beliezza ha il suo legittimo fondamento. Che importa se dietro un fenomeno naturale, dove gli antichi sup– ponevano un dio, noi abbiamo scoperto una legge ? Il fenomeno resta, e il nostro spirito può sempre innanzi ad esso sentirsi ricercare da quello che lo ,Schiller chiamava « musica interiore», germe ed impulso ad ogni opera d'arte. Forse che l'arco baleno non è sempre bello e non ci in– canta e non ci inspira, perché Newton l'ha fisicamente spiegato, ed Iris non ubbidisce più a un cenno capriccioso di Giunone? . Poi, oltre questo pessimismo che investiva la ragione stessa. del– l'arte, e' era .il pessimismo nervoso e imanancia,bile degli artisti e dei critici di fronte alla letteratura c-ootempor3JI1.ea. Il 6 febbraio 1881 (n. 6) in ull.loscritto -d'i.Giosue Carducci Dalle mie memorie) si leggono le parole famose : Io credo fermamente che oggigiorno in Italia a chi voglia mante– nersi quel po' di reputazione che possa essersi fatta o come uomo di studi o come persona seria non convenga, prima di tutto, scrivere. Amici, pensate voi che veraimente oggi l'Italia prodluca i più brutti versi, e le più brutte pr-ose? Credo che, a sentir Bolilghi, non si,a oosì. Vero è che B<mghi, se vivesse, direbbe che nel 1885 c'er3JI1 gJ'aiDJdipoeti a .paraigone d'oggi : e direbbe giusto; ma questo non e' entra. In un articol10 del 4 gennaio 1885, il Bonghi f:a Un po' d)esa1ne di coscienza : .... non c',è nella letteratura italiana un ventennio più povero dell'ul– timo; non c'è dei quinquenni di esso, quinquennio più povero dell'ul– timo; e degli anni di questo quinquennio, non ve n'è alcuno più povero dell'ultimo. O miei lettori .... Io vi conosco e da gran tempo. Neanche voi siete migliorati, tutt'altro. Anzi non so se esista altro paese in cui siate peggiorati altrettanto. Ora avete fiato corto e gli scritti non volete che l'abbiano lungo perché vi farebbero arrossire. Ciò che chiedete, è che vl divertano. Niente di quello che non vi diverte, ha il beneplacito vo- lioteca Gino Bianco
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