Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
438 F. Flora a p~oposito di un medesimo im.idiviòluo argomooto è possibile leg– gere 111elle ,sue òolo111llle i più diversi giudizi: e il caso del De Sam.cti-s è itra i più ciaratteri,stici e gioiva fermairlo qui. · L'atteggirunento del Il. d,. D. verso di luri comincia riverente e ossequiosissimo: il primo numero inf31t-ti,oome s'è visto, 111el posto d'onore, reca una lettera del De SalllCJtis.Ma già il ;preV'ale:redel 0ariduoci inel giornaJle e degli studliosi che la Storia della Letteratura nolll amano, ,g,enera u111 intiepid'ime-nto nei-riguardi del De ,Sanctis. ll!liteindi,a,moci: il Carduoci aveva troppo m,gegno per no111 sentir la forza di u111 libro come quello: e abbiamo ~nteso da vecchi maestri che quM1do un giorno, Alessaindl'9 D'Ancona, uscita da p,ooo la Storia, la mostrava oolllaitltie parole ridenti al Oarducoi : - Guarda un po' che iroba ! - il poeta rispose che quel libro gili dava inveoe molto ,dia, meditare. Ma sottoporsi a u111a disciplina di ipeMiero il Carducci :non doveva, poi che appu111to era essenzialmente poeta : e a.nche quel moto intimo di simpaitia per u111 libro illOlll abbastanza vicino all:a propria, cultura, ,poteva, essere ,sostituito da uno scatto ostile, per qualche passo che più gli sp:ua,ceva. Comunque, sul Fa11,fiilla ci fu silenzio sul De SM1ctis, per gra.n tempo. Quando il De ,Salllctis morì, il Panz,aochi scrisse ,di lui ulll'aipolo– gia che sembrava quasi u111a difesa: La critica minuta e positiva vi ripassa sopra, esamina pagina per pagina, periodo per periodo, discoprendo qua una lacuna, là una inesat– tezza storica, più là un concetto nebuloso. E sta benissimo. Ma io noto che quasi tutte le idee fondamentali del De Sanctis che sono come le ' grandi linee del suo edificio· storico-estetico, permangono in mezzo a tanta febbre d'esame e ricerche di documenti; permangono e si ..battono valorosamente. Certo se esaminiamo, per esempio, il suo studio su Pietro Aretino, punto per punto, incontriamo spesso errori di fatti; un eru– dito di vaglia, studiosissimo del Cinquecento, me ne fece toccar con mano più d'una buona serqua. Ma il senso intimo e complesso di quel carattere, di quelle arti e di quella letteratura quando sarà meglio colto e più vivamente rappresentato? Lo stesso dicasi dei Saggi sul Machia– velli e sul Guicciardini : dopo abbiamo a-vuto il Burckhardt, il Villari, il ,Sysmond e tanti altri, che hanno cerc~to in lungo e in largo, e sve– late cose importantissime; e fatte di molte rettifiche, e aggiunte con– siderazioni piene di gravità : eppure se, dopo letti questi preziosi volumi, risaliamo ai concetti fondamentali posti dal De Sanctis sull'uomo del Cinquecento, sulle forze e sulle debolezze di quella civiltà, proviamo la sensazione di chi percorra un fiume a ritroso della sua corrente e si accosti alle origini. Vol,gevainotempi sempre meno favorevoli al De Saf!:ctis. In Par– liamento la oommemorazione, dirò così letteraria, •di lui era staJta fatta da Giust:imo FÒ•rtu111ato:e fu un atto di c?raggio. R•aJOCornta BibliotecaGino Bianco
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