Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
436 .F. Flora eia: e della fortuna dei Rus.si in ll'ramcia, E. Roid, iin una ooITisrpolil– de.n~a da Pard<gi aJ F. d. D. dli.ceanche iJl prililcipio : A un singolare fatto assistiamo da due o tre anni : il crescente suc– cesso dei romanzi russi, che si aprono una strada attraverso l'immensa produzione nostra. Cominciò il Tourghenieff; ma l'autore dei Padri e Figli che viveva fra noi, era quasi altrettanto latino che slavo, era riuscito a far suoi i modelli nostri.. .. Due anni fa, la casa editrice Ha– chette rischiò la pubblicazione della Guerra e Pace, e l'edizione rimase intatta. Poi a un tratto il capolavoro di Dostojewsky, Delitto e Castigo, accaparrò rapidamente non solo gli uomini di lettere; ma anche la con– sueta folla di lettori.... Tolstoi e Dostojewsky hanno ora il diritto di cittadinanza presso di noi. E rui,che rdi musica si piail'llia, rdal Bonaventura, da,l Barilili ecc. E mi piace cit·are U1I1 pais,so di un lmolil arrtioolo di Giuseppe Piazzi sull' Edgar di Puccini, opera a.Ila qurule la critic<a era st®ta ostile; ma favoil'levole il pubbllico (5 maggio 1899) : Se il Puccini sente e pensa italianamente, anzi personalmente, il vocabolario che egli adopera ,è quello francese, e la sua forma è la più palesemente francese che si possa immaginare. Assiduo collaboratore diivoorta Oesm-e Lo,mhr-oso, che il 10 giu– gno 1888 ci presenta aJoune Liriche di criminali. Altri avrebbe scritto :forse Versi di crimi111a,li,per far sorgere almeno il sospetto che il rpr,ese1I1tatorenon li credleva già poesia; ma solo tentativi di versificazio1I1e. Lombroso inverooIIlOiil sentiva 1affatto UIIlpil'lob[ema dél genere. Era.n versi : dunque el'ain poesia; iamzilirica. Egli .si <trovavà nelle ,stesse condizio!lli di Eillriob Ferri, suo discepolo, il qurule rag:io– lilando di genio e faloo,to a propo.siito di Ve:rrdi dichfo1rò ,che egli nel giudicare Verdi U!ll talento, era ta.nto più oggettivo q,uaruto, oome giurdioe, iilOn s'intendeva affatto dli musica. E_del. resto Lombroso che ebbe meriti gr 1 andi, non fos,se ailtro per la m1Taib11le 1otta co1rnbro la pellaigra, em candidissfano cuore. Ecoo quaJche p3isso dell'artticolo suUe Liriche di criminali: I Veda13i per esempio questo canto ,che ho tentato di imitare sino ad un certo punto nell'armonià, per quanto assai rozzamente essendo molto alieno dalle Muse, e che mi spedisce dal Br~sile e proJriamente da Recife, il dottor Ferriere, il quale ha fatto dei bellissimi studi in proposito. , Questo canto venp.e dettato pochi giorni prima della morte da un assassino giovine di 25 anni : Lessi alfin la mia sentenza. Son dannato a sofferir Del carnefice l'amplesso. Addio, Marcia, io deo mori,r. BibliotecaGino Bianco-
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