Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
434 F. Flora era aAppmntol'indizfo della nuova letteratura, sensuaJle e avventurosa , e avventa/ba e disdlegmosa delle buone e ,s,trurutiemaniere d'·Uilltempo; e tempraita allo stile delle più nervose polemiche oaroucciame, senza pure •avere per sé la gilJlstificazione che aJ Carducci co111ferivail proprio passato. Il Libro di Don Ohisoiotte che Edoardo Scarrf.oglio aveva dedimto •a Leone Fortis, non gli potendo fare maggior di– spetto) è recensito 0011oa1ore dall F. d. D.: · Non s'era ancor visto in Italia, da più· d'un. ventennio, libro di critica letteraria informato a intendimenti in apparenza più savì, e che s'intrecciano in forme più veementi di queste. .... Ma l'impeto che lo governa da cima a fondo è irresistibile, come è sfrenata la corsa di . questo indomito puledro, che con le nari aperte e la criniera in svolazzi, va giù a testa alta nelle chine perigliose e non accenna mai a rompersi il collo. Due ,settimane appresso il F. d. D. reca una letteri111a di Ales– sandro D; A111ooina, che riguarda rupprnnto il libro dello Soarfo,glio; e nella •sua ,s,empllicirtà,non è privia di maJi~ia : A pagina 113 del Libro di Don Ohisciotte del signor Edoardo Scar– foglio leggo queste parole: « Alessandro D'Ancona ha provato come il materiale della lirica popolare (italiana) sia tutto o presso che tutto d'importazione straniera». Ora io non ho mai scritto· né pensato ciò che , l'autore del Don Ohisciotte mi attribuisce. E poiché in quindici o venti giorni dalla pubblicazione, quel volume avrà trovato molti più lettori che da parecchi anni non ne abbiano avuti i miei Studi sulla poesia popolare italiana, mi _pia<;erebbe che l'errore fosse rettificato. Forse il signor Scarfoglio volle scrivere epica invece di lirica, o anche, il com-. positore lo ha mal servito : ad ogni modo, mettendo l'un vocabolo per l'altro, la cosa potrebbe andare. Bisognerebbe però che l'autore e l'edi– tore del Don Ohisciotte avessero la bontà, nelle successive ristampe, di cambiare tre, tre sole lettere, e così impedire che io, cont:ro voglia, dica una minchioneria. Forse il volume, conie di solito avviene a quelli del solerte Somma.ruga, sarà già arrivato a noverare sulla copertina il settimo od ottavo migliaio ; e vi vorrà pazienza pei primi sette o otto– mila lettori: ma per le generazfoni successive il rimedio sarebbe bell'e trovato, qual'io lo suggerisco, con poco incomodo del tipografo e molta soddisfazione mia. Anche il D'Ancona Ìlll 11ealtà nolll ,poteva 3!mare la lettera1mra che veniva •su: ma aJitri eran boo più feriti di 1ui e Aintoruo Labriola, ad esempio, come a me lll 1 arra il Orooe, leg,gern1o un articolo in cui u,n excursus di ,storia deH 1 a 11ettemtura italiama comimciava dia Oiullo d' Alramo e te~minava a E. Scarfoglio, 111,0,n ,seppe trattenersi dal dire COlll wrgruzi•a aJ,qruamto MO.ara: - Eh già, questo è un modio di chiu– dere, l,a letteratura italiia111ia tra uno che non è miai esi<stito ed ulllo che lllon ,meritava di esistere! BibliotecaGino Bianco
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