Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
432 F. Flora zioille alle Poe8·ie di Enrioo Heine 11101J.1 ,si tenllle dallo scrivere d,ure pa~oile: Tre anni fa io· ebbi la cattiva ispirazione dj lodare i pr1m1 saggi poetici di un giovinetto, che mostrava qualche attitudine a fare dei versi. Cotesto giovinetto ha seguitato a farne; pur troppo : ed è arrivato a farne di così splendidamente osceni, da meritare, poiché li stampa, che di loro si occupi, non la critica, ma la questura. E, ,preso l'abbrivo, il Chiarini incalza terribHi,ssimo OO[lUI'O il poeta porco : e fiillalmoo:te co111chiude: Ho sentito il bisogno di protestare, perché lo spettacolo di questa gioventù che fa dell'ingegno· strumento a corrompere-se stessa, e della sua corruzione si compiace e si gloria, mi fa paura per l'avvenire della patria. Ri,spose a questa :prefazione Luigi Lodi oon un articolo Alla ri– cerca della verecondia) .sulla Domenica Letteraria (22 luglfo 1883, 111. 29) in cui brava,mente difesre H D' Aillrnunzio. E a questo punto :ùnterven!lle sul F. d. D. ill Panzacchi, con un a,mabiltssimo articolo che s'intitola Nudità: Abbiamo dunque (a che giova sofisticare sui titoli ?) abbiamo dun– que questa lirica della libidine, che oggi è in pieno rigoglio e mostra per tutto i suoi fiori lussureggianti al sole, e dà al capo della gente cogli acuti profumi di cui s'impregna per largo tratto l'atmosfera .... E anzitutto lasciatemi affermare che si tratta di cosa nuova e tutta propria del nostro tempo . .... se esaminate ad uno ad uno i pezzi di poesia erotica antica, o sparsi per entro a vaste composizioni o formanti essi una composizione a parte, quando porgiate ben attento l'orecchio, d'un fatto v'accorge– rete sempre: che vi manca la schietta e completa intonazione lirica. V'accorgerete invece che sono divagazioni dilettose e leggiere a cui l'animo del poeta s',è lasciato andare, per ragioni che qui non si vogliono discutere, senza abbandonare mai il tono lieve della facezia. Mancano sempre l'intenzione e la passione, nel senso vero in cui si applicano alla lirica queste due parole. A questo si venne nel nostro secolo ; e cominciarpno in Francia cli proposito, dopo qualche vago accenno anteriore, il Sainte-Beuve col libro Volupté in cui si sentono i brividi sensuali della carne contenuti a stento dalla temenza religiosa, misti, fusi, alimentati nell'umore ma– linconico; e Alfredo de Musset che quei brividi e quelle malinconie affida alle strofe alate. Quale dunque il rimedio ? Parlando da artista ad artisti io non saprei suggerirne che uno : il gusto, ossia il senso della misura. Il gusto, ripeto, è il senso della misura, ecco i soli rimedi alle in– temperanze erotiche della nostra po~sia. Questi, spero, avvertiranno BibliotecaGino Bianco
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