Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

418 S. Beno_o dMebbe l'imJH"onta dli UJI1 propri o uso ,pers ooale. La mntahili,tà lirica di Rilke è estrema; i suoi diagra.m.mi interiori, chi voless~ cooitl."ollarli, E"arebbero co111ti111 uamente •sip,ezz ati.Certo è logico che dopo aver affoontato la propria inquietudilile d'amore 00111 l'osses– i;:;ione indefeN-:a delle sensazioni di des,ffi',toe di sgomento, di -sfacek, e di mo rte, {'gli arrivi a il suo Dio « che non ama ,gli uomini >> P deve tuittavia essei-in.eama.to , ,perché si :potenzi in lui la inostra forza di. amore e di d-olol"e.Ma amebe questo è uno ,sipU!Ilto lirico, l'impulso ano splendore e a.I volo di alclllili cantici •d'a.a:no:re in lode dellla crea– ture. che hauno feirvidamente amato : e c''è il Dio che in qud mo– mento fa all'uso di Malte. -Ma un Dio creduto, 1nell'opera di Hilke, no111 c'è. Vi -sono trasfigurazioni spirituali dell' artista, come vi sono prove di attento e fa.tic-osolavoro reailistico da lui -sositenute co111 la sua esile fibra quasi eroicamente: lo spossano fino a dargli sens,a– :do111i di 1 es,aurime111to.Dopo il lungo lavoro di analisi e di lucida stilizzazione di questo «Malte)), dove ha messo di tu:tto, egli non è lllil soip,ramssuto, come temeva d'essere; ma è uno spirito s,tamco, e per -alclllilian111i lavora quasi solt·amto ane sue traduzioni, e la– vora pooo, talvolta quasi nulla. La sua, saJlute dJelicata va peg.gio– ramdo. Gli rum.'.ici ,s-olleciti provvedo1110che (1110111 gli rmanchÌlno sog– giorni di ra~cogliJmento, dli trainquillità, per lo rpiù in appa1100Jte ville o Ìln castelli, 3Jssecondamdone gli isti:rutiidi poeta romantico. Pochi a.mmiprima della guerra, soggiorna a lulilgo aiilche al Oastelllo di Duino, presso Trieste, ospite della p,rincipes:sa .Maria di l'o:rre e Tasso-Hohenlohe, che dovrà essere più tardi una delle prime sue traduttrici italiame. Su quella oostiera pal11idadi nudlità calcarea.,. dinamzi al mare solitario, l'immaigi111azio111e del poeta ricevette la prima v;iisita degli Angeli, benigne e ostili rpOlteinze del ·morndo ~enza earne e sen~:t morte, vietato. Indi iJl Ca1stello, dov'erano ,1tate me– .1litate le elegie, rovinò 111ellaguerra, sco1I1qua;ssatodalle gr-arnwte: e anche il ,povero Rilke fu fatt,o soldato, e lo fi,accò il peso dello zai111o aJlla prima esercitaziorne; Questo vecchio tolst-oo:aID.o ebbe egli veraJmente rpietà del mondo in quel gran dramma? Ohimè, io credo che al modo degli ipocolil– òriaici egli non sapesse •p,iùallo111ta;narsimolto dia se stes~o. Dopo la -g.uerra avrebbe voluto trovare u111 mondo rin(111ovaito daHe distru– zio111i e daJ.la morte, U/11 rmoindoche non si ,somigliasse più: invece, a Venezia, a, Parigi, gli parve ritrov,airlo identico al passato, te– mette l'Ìlncontro delle ,stesse rper,sone,ed ebbe fughe .s.gomen,te oome dia •un mo'll!dospettrale, di riflesso, di sco111-certante giooo. ,Ma in - staibille com'era nei suoi 'll)IDOri, e oome bi1so.g1na vederlo 111elle sue opere, - tramne la coscienza dell'artista, sempre ferma ai isuoi lu– ddi segni, - egli ebbe pr-o,prio in quegli a1l1111i l'incuoramento ari– prendere il lav-ol'o: e lo ebbe dall'esempio di Paul VaJléry, rimasto BibliotecaGino Bianco

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