Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
414 S. Benco che vorrebbe innaJza,rsi a Dio, e abbia SC,dtto in UJll cerrto momento della vita m suo Libro tì'ore. Quel suo Dio è irraggiungibile, e 1110n è criistiano; egli non lo rjtroverà mai; i!llfine cesserà di parlargili e di parlarne: gli diverrà il centro misterioso, oltre ogni accesso, di una teogotnia, alla quale oollabo-ra,no elementi di paganesimo ed eilemooiti di. cristianesimo co111 lo ,stesso vaJore di oonvoozfone in - tellet.ituale e d[ simbologia poetica. Il romoozo di Malte Lamids Bmgge si chiude oon la ,stupenda poocla1mazio111e liri,ca del supremo atto umano che sarebbe l'amore a, un Di-o, :rivelatogli da una pre– ghiera di Spmoza, il quaile « non ama gli uomini>>, ma da cui forse è pos·sibile che U!llgiorno essi sieno a.ma.ti : onde il fervore e il trava– gliato ·ado!Pera.rsidell'ainima uma!lla,.,Ma più tar:di, questo Dio velaJto dalla 1 sua stessa ina.ccessibilità ed indifferenza, soom1pare: sotten– tramo le figure larva.li degli Angeili, gli intermediari, runi:mepure, liberate dall'atroce sensibilità corporea, traspa,renti ·ai raggi della misteriosa- aJta sapienza, terribilmente belle per questo loro grado di perfezio111e,e 1n concJlusione non mooo enigmatiche di Dio. Esse trasmettono freddi eterni albori di luce, ma, non consolano. Non biso-gma dUillque l·asciarsi trarre in inganno quando Rilke intona, nel Libro dJore: Con questo estuare con questo sboccare per ampi letti entro il tuo vasto mare, con questo tornarvi più colmo e i;:,foci<are riconoscerti io voglio, e prodamarti, come niun altro, Dio, prima di me. Poeo dopo, egli è già sopraffatto dai mortivi di lamento : O non piuttosto questa angoscia mia è paura soltanto, è tetro orrore della i.mmen,s.acittà, dove confitto sino al 'mento II\'hai tu, ·Signore Iddio. E nel q1Iad-rocupo delle città, che egli v,ede comere cò1me « di– scinte anime ÌIIl periglio )), im.,seguiteda torrenrti di fi.aimJille, il suo Dio è negativo : è il Dio assente dal molilJdo,non pJù inneggiato, a cui •si raccontano, senm poterg1li chiedere alcUIIlché, ii dolori del mondo: Crescono i bimbi, qud, sovra gradini presso finestre in ombra sempre ugUJale, ignari che all'aperto i fiori invitano al vasto giorno percorso d.ai vènti. Debbono essere bimbi; e sono bimbi : :OOa tristemente, disperatamente. Qui le fanciulle sbocciano all'Ignoto con U rimpianto della dolce infanzia. Oiò che allora anelarono non venne : Biblioeca Gino Bianco·
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