Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930
404 O. Alvaro giara dell'acqua a U1I1 OOID.to, il cestone del prune appeso al soffitto, il fooolare ohe faceva n el buio èome una macchia grigia; e il [etto su cui era ,stesa sua madre, alto alto. Accanto al focolare, lo sprooe della roocia su cui era oostruita la casa stava oome u!Il'ombra ingi– nocchiata. Egli sentiva respirare forte suo ,padr,e, e sua madre ,s'in– dovinava dal s,on!Ilo tranquillo e immobile oome se fosse morta. Dalle case vici!Ile giU1I1gevano grossi sospiri, e nelle stalle so:ffiavrunooon– tro gl'interstizi della ,porta i maiali e gli asini. Tutte queste voci sentiva Antonello per la prima volta, dopo gili assorti silenzi delle mo111tagne.Il mondo era un'ooda sonora intomo alla sua casa, e il cielo, e le mo111tag111e ch lo sostengono con le loro cime e i _loro alberi, oome un baldacchino, ora pesava immenso sul -paese e sulla valle. Era oome un fiume alto tenuto ill1un fr.agile letto, da cui poteva :filtrare e rovesciarsi. Ma soprattutto era il continuo chiac– chieriocio dell'a,bitato che gli faceva sentire d'avere iniziata una vita nuova. La vit,a i!Il oomrnne gli sembrava uiila ouriosa invenzione e u!Ilaocordo fra gente che ha paura. Si addormentò di oo1po con un suono di crumpane 111ella testa, [à dove gli doleva. Siccome il pellegrinaggio e le feste erano finiti, A111to111ello o - 111obbe altri ragazzi. La gente che era tornata dalla festa ,portava runc,ora il vestito !Iluovoper un paio di giorni, e le medag[ie della Ma:do111na ooi nastri di seta verdi e rossi e giallli e azzurri, stavruno appese al collo delle bam1bill1e.Avevano vendemmiato. La terra si riposava. Qualche contadino di buon'ora aveva già oominciato ad rundare pei campi a fare quei gesti folli che sembra facciano i oon– tadini veduti di lontruno, quando assaltwno la terra oome una dlon111a. I ,pastori avevano ripresa la ,strada dei monti, ma non il padre di Antonello che si era buttato sul crumpo tolto ill1fitto e che si era messo ·a rivoltolare con la vrunga. La madre ora faceva i servigi in casa del Lisca, ,portava acqua, lavava i pan111i; andava al mulino ,per la macinatura del grano. All1to111ello a seguì per qualche giorno come U1I1 cagnolino, e si divertiva a portarlle l'orcio picoolo. Ella entrava col suo paisso scalzo nella casa del Lisca, e per un poco si sentiva il suo sospirare trafelato. La signora Lisca, spetti– nata e sciamrunnata, la guardava fare. Poi le dava un piattello di roba che era avanzata e la mandava v.ia. Quella riprendeva 11a strada e aveva tr;0_vatodia lavorare ancora a ,p ortare pietre sulla testa per . UIIla fabbrica nuova, la fabbrica del prete che si costruiva una casa. Andavruno e tornavruno lunghe file di do[1111e al sole, una dietro l'al– tra e non parlavano. Antonello ileseguì anche U!Ilpoco. Gli avevano cambiato il vestitò di orbace, ora che 111-0111 andava più, ill1montagina, e gli avevano messo un paio di ,prunta1oniche non srupevachi li avesse regalati a suo padre. Andò a cercare i compagni della sera prima, ma li virde che andavruno in mootagna dal padlre, a ripre111dere la vita delle caprunne. ' BibliotecaG_ino Bianco
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